Cari lettori,
25 aprile, Liberazione, festa nazionale. Perché la Nazione risorta dalle macerie della seconda guerra mondiale – perduta dal fascismo, ma anche dall’Italia del ventennio, monarchia inclusa -, la nuova Italia e con essa il nuovo Stato, la Repubblica italiana fondata sulla Resistenza e sulla rinnovata dignità delineata da quest’ultima e da una carta, la Costituzione, che tuttora disciplina e guida i nostri rappresentanti di Governo, sul lavoro e sull’antifascismo (sta scritto nella Costituzione: basta leggere), nonché sulle libertà individuali, sull’equità normativa e relazionale e amministrativo-sociale, sanitaria ecc. (sta scritto, ma è ancora così?), ha un suo fondamento in questi capisaldi storici, irremovibili? Perché tutto questo ha un suo riferimento nel 25 aprile, questa stessa data, il 25 aprile. Data della Liberazione dal giogo di una dittatura, dagli orrori di una guerra, dallo scontro fra italiani dovuto all’urto armato determinato dalle circostanze, certo, corrispondenti alla Repubblica di Salò e non solo. Ma è giusto-attuale “festeggiare”, oggi, oggigiorno, il 25 aprile dell’anno 2025, o è obsoleto e anacronistico?
Sosteneva (cito a memoria una delle versioni sue) Benedetto Croce: “la storia si attualizza in noi quando la interroghiamo”.
Alla luce di questo assunto, non v’è dubbio alcuno: il 25 aprile è il 25 aprile e conserverà sempre la sua ineluttabile “attualità”. È bene ricordarlo. Festeggiarlo.
Ma come? Meditare, ristudiare anche solo per sommi capi la storia che lo battezza e i fatti salienti che lo riguardano, facendo così del venticinque aprile una pietra angolare dell’Italia attuale e contemporanea.
Luci e ombre riguardanti la stessa Resistenza, le sue varie interpretazioni, nulla negano al 25 aprile. La vicenda riguardante i lavori della Costituente, di coloro i quali hanno scritto la nostra Costituzione dando così una carta fondativa e identitaria agli italiani dell’ultimo dopoguerra e un senso alla pur caotica-avida ricostruzione post-bellica; una ricostruzione – annotiamo a margine – che si riassume in due parole: miracolo-boom economico-industriale italiano e disastro ambientale ancor peggiore dei disastri della guerra.
Il 25 aprile rimane ed è, dunque, il 25 aprile!
Che altro dire? È tristemente insensato denigrare-manipolare e strumentalizzare il 25 aprile (strumentalizzazione declinabile: il politico strumentale, il sociale strumentale, l’economico strumentale, il finanziario strumentale, l’amministrativo strumentale, il filosofico strumentale, ecc.). Del resto, il 25 aprile è e resta il 25 aprile. È persino dannoso negarlo, tanto più che, insegna l’esperienza, ciò finisce per ritorcersi comunque contro queste miopi manovre.
Che altro? Che forse non c’è posto per lo stupidario di una celebrazione sussurrata, allusa, ma neppure gridata o messa in piazza in termini rettorici e distorti che tenga, non ci può essere né diminuzione né esasperazione del 25 aprile che – insegna la storia – resta quello che è ed è stato: quel 25 aprile che dobbiamo ricordare degnamente, per la nostra dignità personale e collettiva. Quel 25 aprile che va rispettato e onorato per quello che è ed è stato. Tutto qui.
Sarà forse superfluo ribadirlo, tuttavia credo lo si debba fare propedeuticamente: ho imparato da un politico di vaglio e un amico schietto, Antonio Simonetto, che occorre sempre e comunque fare chiarezza. Facciamola. Ho imparato negli anni di sodalizio con il mio maestro, un Costituente, Carlo L. Ragghianti, autore di un bellissimo libro di testimonianza su quanto richiama lo stesso 25 aprile, la sua celebrazione tutt’altro che vuota e invece più che significativa e rappresentativa, che i valori vanno difesi quotidianamente. Facciamolo.
Va da sé che si dovrà acquisire il significato, anche etimologico, della parola “Liberazione”, dell’enunciato “Festa della Liberazione”. Facciamolo.
A entrambi, oggi, 25 aprile 2025, a Antonio Simonetto e a Carlo L. Radghianti, dedico idealmente queste brevi note, per proporre a tutti i cittadini italiani e a quelli in divenire o che verranno a farsi cittadini italiani nel tempo futuro, la necessità loro e l’impegno nostro – di ogni singolo membro della comunità nazionale italiana – di educarsi ai valori identitari e libertari repubblicani, di assumere diritti e doveri identitari, di affiliarsi con consapevolezza alla Repubblica di cui sono o saranno parte, senza coloriture partitiche o simili, senza discriminazioni o apriorismi di sorta. Il 25 aprile è una festa collettiva. Il 25 aprile è un giorno valoriale e memoriale, è una data identitaria per tutti gli italiani del tempo presente e va preservato qual è.
Buon 25 Aprile, Festa della Liberazione, a tutta la gente!
Il direttore
Rolando Bellini