La storia del vino in Armenia comincia da Noè, dopo il grande diluvio, quando fu ristabilita la pace tra l’uomo e Dio. Come i miti e le sacre Scritture assicurano, Noè è stato il primo a coltivare la vite e a fare uso del suo frutto. La Genesi dice che egli si applicò all’agricoltura e piantò la vite sul monte Ararat, in Armenia…. “Ora Noè comincia a coltivare la terra e pianta la vite. E avendo bevuto il vino, s’inebriò e giacque scoperto nella sua tenda.. Secondo la leggenda,” Noè tramandò l’arte di produrre e l’uso di bere il vino ai figli . Essi ai posteri.Visto quanto fosse gustoso, dilettevole al palato, giovevole allo stomaco, impararono i vari modi di conservarlo per non restarne mai in alcun tempo privi”
In Armenia, più precisamente nella valle del Monte Ararat, nell’area attorno al villaggio di Areni, si coltiva la vite fin dal 4° millennio a.C; così ci raccontano famosi storici greci – Erodoto, Senofonte, Strabone- e certificano recenti scavi archeologici. Il sito archeologico Areni -1 rimane tutt’ora un luogo avvolto nel mistero; è composto da vari ambienti riservati ai rituali sacri che comprendevano la vinificazione e la conservazione del vino. In altri termini è stata trovata quella che si ritiene la prima cantina dell’umanità, completa di pressa, utensili di vinificazione e di conservazione del vino, residui di vinaccioli e raspi, confermano che in questo luogo avvenne la più antica vinificazione dell’umanità, conosciuta fin ora. Questa piccola regione armena gode di un microclima unico. Possiede una differenziata tipologia di terreni a 700 mt. di altitudine, è baciata dal sole 300 giorni all’anno, le viti non vengono attaccate dalla filossera. Il vino che ne risulta è di qualità superiore e soddisfa i palati più esigenti. Il più famoso e diffuso è chiamato “Areni”, dal nome della località nella quale, appunto, è prodotto. Da qualche anno a questa parte sta vivendo un periodo di ripresa e rilancio. Una funzione importante è stata giocata dalla diaspora che secondo le statistiche è di oltre 9 milioni di persone. Esse si fanno ambasciatori della bontà del vino armeno. Inoltre, le più importanti case vinicole attualmente operanti in Armenia sono state istituite da emigranti, tornati in patria per investire economia nella loro patria (Zorik Gharibayan dall’Italia, Eduardo Erkenian dall’Argentina, Varuzhan Muradyan dalla California). Alcuni vignaioli hanno riscoperto la tradizione e il riuso delle anfore (karasi) e altri percorrono la strada del biologico. Assaporare il vino armeno significa compiere un viaggio culturale nel tempo, vuol dire gustare , in qualche bicchiere, almeno sei millenni di tradizione. E non è poco. Da tali pregiati vini armeni, si distilla anche un brandy di elevata qualità (più prezioso è il vino, più prezioso sarà il brandy). E’ forse meno famoso del cognac francese, ma si rivela, indubbiamente, altrettanto amabile se non migliore. Wiston Churchill, noto consumatore d’alcool, lo preferiva su tutti.
Original Armenia organizza a richiesta viaggi incentrati, oltre che sul territorio, l’arte e la cultura, anche sulla viticultura, sull’enologia e sulla gastronomia tipica e tradizionale, con visita e libagione nelle cantine di produzione. www.originalarmenia.com; promo@originalarmenia.com