Quello che hanno voluto e ciò che hanno “dimenticato”
La partitocrazia non è una degenerazione tardo senile della democrazia è il suo peccato originale in quanto deriva necessariamente dalla Costituzione, dai suoi autori, dalle loro scelte. Se le istituzioni democratiche sono deboli è perchè così sono state abbozzate. Se i partiti le hanno “occupate” e piegate, è perchè i partiti che hanno scritto la Costituzione si sono voluti “a briglie sciolte” liberi di fare quello che vogliono dei governi parlamentari e di se stessi. Ma la Costituzione è “bella e buona e i suoi autori non potevano immaginare quello che sarebbe successo dopo”. Specchietti per le allodole e per i polli, argomenti monchi e penosi. Come dice anche il Vangelo si pecca anche per atti o omissioni. La Costituzione, attendendo di definire i poteri del governo e delle sue guide, i limiti del parlamento, la forma dello stato – se accentrato o federale, se liberale o corporativo – ha di fatto delegato ai partiti il compito della propria attuazione, cioè di colmare e interpretare tutte le lacune lasciate in eredità. L’idea che gli stessi partiti che non erano riusciti a trovare, su questioni cruciali, nel momento più impegnativo e solenne, quello della fondazione della Repubblica, avrebbero provveduto in seguito, era un’idea sbagliata come i decenni successivi hanno dimostrato ampiamente.. I partiti di allora, almeno i principali, omisero di definire in modo inequivocabile le regole del loro funzionamento e i limiti dei loro potere, ignorando il dovere di assicurare l’autonomia decisionale e la forza delle istituzioni. Ecco dove si insinua il sospetto di un delitto politico: nell’evidenza che i partiti, proprio nella fase costituente, volessero conservare proprio per sè stessi il diritto di decidere, anzichè consegnarlo alle istituzioni che stavano disegnando. Loro non hanno voluto attuare la Costituzione. Verissimo e ciò dimostra esattamente il nostro principio: gli illustri esponenti dei partiti che scrissero la Costituzione, la redassero deliberatamente e con cognizione di causa, in modo tale da disegnare i poteri non di un capo del governo ma di un coordinatore di ministri insindacabili e inamovibili, e quindi gli stessi Padri costituenti disegnarono debole anche il governo, mettendolo in balia di assemblee parlamentari a loro volta espressione della frammentazione dei partiti.
Nell’Assemblea Costituente eletta nel 1946 solo il Partito d’Azione , piccolo di forza ma grande di personalità e idee – Pietro Calamandrei, Leo Valiani, Rodolfo Ricciardi….., si dichiarò a favore di una repubblica presidenziale. Tutti gli altri per una volta d’accordo imposero la Repubblica parlamentare. Perchè?
La grande giustificazione, la gloriosa propaganda assolutoria attribuisce il no alla Repubblica presidenziale , il no a un presidente del consiglio dotato di poteri effettivi prima di tutto sulla compagine dei ministri, il no a governi in condizione di governare, alla paura. QUALE? La paura dichiarata da quasi tutti i protagonisti politici traeva la sua forza dall’esperienza recente della dittatura fascista, e si alimentava dal rischio che avremmo corso concedendo il potere nelle mani del capo del governo – il rischio di incorrere in avventure autoritarie-. Gli antifascisti che usavano questi argomenti e quelli che ancora vi ricorrono per assolvere se stessi insieme alla lacuna della Carta Costituzionale, dimostrano una volta di più e ancora, di non aver capito le ragioni e le cause dell’avventura fascista. Ma questa è un’altra storia. Ecco perchè è ora di mettere mano alla Costituzione in senso residenziale o semi presidenziale.