Il 25 maggio c.a. l’Irlanda esprime parere favorevole all’introduzione dell’aborto, con un esito referendario, che ha comunque evidenziato un 33% di fetta dei votanti anti-abortista. Dal 1983 infatti in Irlanda l’aborto è concesso e sancito costituzionalmente solo in caso di pericolo di vita della puerpera. Con uno distacco temporale rispetto alla realtà italiana, di circa quarant’anni, che legalizza la libertà femminile di creare una famiglia o meno, il referendum irlandese esprime parere favorevole, all’abrogazione l’art. 8 della Costituzione.
La, a questo punto, ex cattolicissima Irlanda abbatte un muro socialmente granitico, dove le donne fino ad ora erano costrette ad interrompere le gravidanze oltre i confini del loro paese. Viene quindi detto a gran voce, con un 66,4%, che la donna è libera di scegliere, non pensandolo come un percorso alternativo ai metodi anticoncezionali, ma una strada da perseguire qual ora ci fossero situazioni di violenze, difficoltà personali e anche problematiche del nascituro.
Le donne, l’Irlanda lo ingloba da pochi giorni nel suo modus vivendi, devono poter scegliere… Ma la futura legge non entra in vigore automaticamente con il “sì” al referendum: dovrà passare attraverso l’iter di approvazione parlamentare. Il premier Varadkar, medico di professione, non ha nascosto il suo “sì”, mettendo in guardia dal pericolo rappresentato oggi dall’utilizzo clandestino di pillole per l’interruzione della gestazione. La premier britannica, Theresa May si è congratulata con il popolo irlandese per il successo della campagna per il ‘sì’.
Ovviamente l’esito del referendum non ha alcun valore in Irlanda del Nord dove Arlene Foster, la leader di DUP ha dichiarato, che legislazione sull’aborto è competenza esclusiva del Parlamento. In una panoramica sui diversi Stati in cui l’aborto è legale si evidenzia una limitazione in termini temporali: in 37 Paesi, su circa 70 che la consentono, si può interrompere la gravidanza entro le prime 12/14 settimane di gestazione, fra i Paesi in cui è possibile abortire senza altra imposizione che il trimestre ci sono: Stati Uniti, Canada, Australia, Russia, Cina, Italia, Germania, Francia e molti altri in Europa.
Nello specifico il 22 maggio del 1978 in Italia veniva approvata la legge n.194, dal titolo “norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, frutto di un’aspra e a tratti violenta battaglia sociale, politica ed etica. La battaglia irlandese troverà la sua vittoria nella trasformazione legislativa, e quindi l’abrogazione dell’ottavo emendamento.
Barbara Sersale