Ha fatto molto notizia nei giorni scorsi il tuffo e la nuotata nel lago di Varese del Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Un evento di carattere nazionale, non tanto per il tuffo, quanto perchè dopo cinquant’anni il lago è tornato balneabile.
E’ una notizia che fa storia perchè il risanamento di questo piccolo lago è frutto di lunghi anni di lavori, studi e polemiche e della caparbietà di amministratori che negli anni si sono succeduti alla guida della comunità. Noto fin dai tempi antichi per pescatori e villeggianti”Abbonda questo lago d’ogni pesce d’acqua dolce – scriveva Sormani, un cronista vissuto alla fine del 700- e anche la caccia è copiosissima e massima di quelli augelli detti polloni dalle proporzione dei nostri polli domestici”. La ricchezza ittica come l’avifauna del piccolo bacino destò sempre l’ammirazione degli studiosi. Infatti, fin dalle sue origini esso fu ricco di lucci, tinche, barbi,persici, persici trota, scardole, cavedani, “gobbini”o persici sole, pighi, bottatrici, vaironi, lamprede, anguille. Ferveva un’intensa attività che vedeva i pescatori lavorare instancabilmente persino nei giorni festivi, tanto che S.Carlo protestò energicamente “Nei festivi si astengano dal pescare, che oltre l’offesa a Dio saranno castigati come di giustizia”. Non fu l’unica minaccia tanto che anni più tardi nel 1632 venne ordinato “…a tutti i pescatori che pescano in detto lago, che non ardiscano di pescare sotto qualsiasi voglia, scusa, o colore nei giorni di festa, fino passato il segno dell’Ave Maria della sera”.I prodotti ittici del lago erano richiestissimi in molti centri del Ducato di Milano, a Novara, Vercelli, Torino e persino in Francia. Il mercato del pesce a Varese si trovava alla Motta o nell’attuale piazza del Podestà dove il prodotto non poteva essere venduto se non nella apposita “pioda”, lastroni di serizzo con tacche su cui si misurava la lunghezza del pesce e e si determinava il prezzo. Altra fonte di reddito per la gente del lago era la raccolta delle lumache che abbondavano lungo le rive.. Pene severe per coloro che trasgredivano “…che nessuno possa cattare o far cattare , ne vendere, ne far vendere, ne comprare ne far comprare per vendere alcuna quantità ancora che minima di lumache…sotto pena di scudi 10 ogni volta, alla fustigazione e alla perdita delle lumache”.
Il lago di Varese, posto a 290 m s.l.m. ha una superficie di 14.9 kmq una profondità media di 10.7 m ed una massima di 26 m, il suo bacino imbrifero raggiunge i 111 kmq. Numerosi sono i corsi d’acqua che gettano le loro acque , ma l’unico immissario degno di nota è il canale Brabbia , proveniente dal lago do Comabbio e l’unico emissario è il Bardello che sfocia nel lago Maggiore. La sua formazione risale a circa 17.000 anni fa, alla fine dell’ultima glaciazione, quando la conca, posta alla base del Campo dei Fiori e delle colline moreniche fu scavata dal ghiacciaio del Verbano. In origine era molto più esteso dell’attuale e comprendeva anche il lago di Comabbio , di Biandronno e la palude Brabbia sulle cui acque emergevano gli speroni calcarei di Biandronno, di Cazzago e di San Sepolcro. In zona Ghiacciaia di Comabbio riceveva le acque del lago di Monate. Suoi emissari erano l’attuale Bardello, ed un altro che da Corgeno-Mercallo andava in direzione del Ticino. Il livello delle acque era quindi molto più elevato; ciò spiega il fatto che le palafitte furono sommerse.
Fin dalla metà del cinquecento il diritto di pesca veniva esercitato da alcune famiglie e ordini religiosi: i Lateranensi di S. Maria della Passione di Milano nel tratto antistante il complesso monastico di Voltorre e i Cistercensi dell’Abbazia si SS. Trinità di Capolago. Frequenti erano però le violazioni e le proteste con sollecitazioni perchè la giustizia intervenisse. Si giunse così all’acquisizione da parte di un unico proprietario; il vescovo Biglia. Dopo molte e complesse vicende nel 1779 un suo erede vendette per 185 milalire il lago e i relativi diritti al marchese Giulio Pompeo Litta e a sua moglie Elisabetta Visconti Borromeo Arese che avevano un bel palazzo in quel di Gavirate. Già quando i Biglia erano proprietari del lago, Federico III d’Este,signore di Varese, aveva incrementato un turismo d’elite, invitando presso la sua corte, nell’attuale palazzo estense sede del Comune di Varese, numerose persone di sangue blu e non, che attratte dall’amenità del lago, erano soliti partecipare alla caccia di uccelli acquatici. La presenza di turisti continuò poi con o Litta e la borghesia milanese ; l’usanza continuò anche con i Ponti – industriali gallaratesi-che nel 1865 lo avevano acquisit e anzi incrementarono lo sviluppo, costruendo uno chalet nell’isolino in cui nel frattempo il prof. Pompeo Castelfranco aveva allestito un museo preistorico collegandolo con un vaporetto il “Gavirate” che faceva servizio per il tragitto Gavirate-Schiranna- Isolino. Tale fu il successo dell’iniziativa che poco dopo fu varato un secondo vaporetto il “Varese”.
Dopo numerose traversie e litigi relativi allo sviluppo turistico, alla pesca su sollecitazione di Ettore Ponti figlio di Andrea, fu costituita nel 1921 la Società Mutua Cooperativa pescatori del lago di Varese per poter gestire in proprio l’attività e il diritto di pesca che fu loro concesso nel febbraio del 1922. La lunga battaglia intrapresa dai Ponti con lo Stato per la proprietà del lago terminò con l’affermazione della demanialità delle acque. Da allora è storia recente.