La dottoressa Kelly Brogan, di nazionalità americana è una psichiatra e nonché una specialista in medicina comportamentale. Nel marzo di quest’anno viene pubblicato un suo libro intitolato “Ce la faccio da sola”, dove affronta il tema della depressione, non classificandola più come una malattia da curare farmacologicamente. Il disturbo psicologico va inteso invece come un’opportunità di individuare nella nostra esistenza, le vere cause del nostro stato d’animo.
Il ricorso al farmaco non risolve la problematica, anzi abbassa l’immunità dell’organismo e produce una dipendenza da cui poi è difficile liberarsi. La Brogan, suggerisce un percorso da intraprendere dove giocano da titolari l’attività fisica, la respirazione, l’alimentazione, il buon sonno, la meditazione, bisogna disintossicarsi dallo stress della società attuale. I nostri bisogni sono emarginati dai ritmi incessanti della nostra quotidianità, nella quale facciamo slalom continui per arrivare alle conclusioni desiderate. Tutto ciò che viviamo, mangiamo e respiriamo contribuisce ad aumentare i sintomi depressivi. I farmaci non rappresentano l’antidoto, se non per le casse delle case farmaceutiche, che dalla dipendenza ottengono lauti guadagni.
La prospettiva è indubbiamente più allargata e la soluzione del malessere più lontano, ma è altrettanto vero che un a volta compreso cosa non va nella nostra vita, la soluzione è definitiva e non richiede una cura farmacologica. L’edizione italiana è a cura del dottor Paolo Perucci, che nella prefazione al libro lancia un chiaro e positivo messaggio: “Il nostro organismo dispone di un’enorme capacità di guarire se stesso – non solo dalla depressione – e tutto quello che serve fare è metterlo in condizione di esercitare questa potenzialità”. Tutto ciò è legato al nostro stile di vita, dove l’alimentazione, la meditazione, il sonno e l’attività fisica sono i protagonisti principali.
La Brogan, nell’introduzione afferma che le nostre reazioni disfunzionali a livello psicologico, non risiedono nel cervello ma potrebbero alloggiare nell’intestino e nella tiroide. Dalle sue parole “E se pensate che una pillola possa salvarvi, curarvi o “mettervi a posto”, vi sbagliate di grosso. È erroneo, tanto quanto lo è prendere un’aspirina per curare un chiodo conficcato in un piede. Un libro che ha avuto anche alcune critiche improntate sulla intoccabilità della medicina tradizionale, personalmente credo possa essere uno spunto di riflessione per affrontare un problema prendendo in considerazione anche una prospettiva più alternativa, ma forse non meno risolutiva.
Barbara Sersale