Dimostrare che l’essere umano può aspirare a un proprio discernimento, ecco il punto.
Una nuova serie del nostro portale, “insubrianet.it“, domanda un abito acconcio. A cominciare dall’Editoriale, che non può più mancare. Dunque, debbo scrivere il primo Editoriale del nuovo corso di questo strumento di informazione, riflessione, scambio di idee e di vedute, libero dibattito.
Dovessimo domandarci quale sia il significato di questo portale, cercando di darne risposta sensata per offrire a chi legge/consulta/esplora una rotta tra i differenti scenari, le rubriche, le finestre, quant’altro, scivoleremmo in un mondo inesplorato.
In ogni caso, è bene ricordare che nell’affrontare il tema del “significato del significato” naufraghiamo su una scogliera costituita da una incredibile letteratura. Anche limitandoci a ambiti specializzati quali la filosofia del linguaggio, la semiotica, la semantica. Ricordiamo che il piano neurale e quello mentale non sono che reificazioni di una distinzione concettuale; che il mistero della coscienza dipende da ciò che si pensa che la scienza possa essere; che importante è cercare di stabilire come il cervello estragga ciò che è significativo per l’organismo, per dirla con Freeman. Su questo versante che cosa può dare un portale come “insubrianet.it“? Suggerimenti, ipotesi di lavoro, minime suggestioni, frammenti di questo e di quello, dubbi, un insieme puntiforme di cose.
Rammentando che ciò di cui non è dato dire, meglio tacere (lo asserisce Ludwig Wittgenstein). Ne discende che quanto segue è null’altro che una costellazione di ipotesi di lavoro, di provocazioni. Comportamentismo, funzionalismo, cognitivismo, psicologia della Gestalt, altri riferimenti più e meno astrusi si mescolano a oggetti disarmantemente semplici e nudi, alla ricerca d’un eco del filosofare che si concentra sull’attività conoscitiva dell’uomo. con quale scopo? Il fine è sempre e comunque, la libertà di pensiero e di azione. Da Giovan Battista Vico a Tommaso d’Aquino o Agostino e per esempio Merleau-Ponty, senza dimenticare i presocratici e lo stesso Socrate e i suoi grandi allievi. Con in più qualche condimento visivo, dato da fenomenologie artistiche, da accidentalità esistenziali, da quanto sta a delineare il limite, irrevocabile, dell’uomo che Omero, saggiamente, chiamava mortale. Facendo leva su ciò che oggi le neuroscienze intendono per fantasia e curiosità, desiderio e godimento d’ogni lettore. Ma dovrei scrivere d’ogni *** (asterisco), o no?
Rolando Bellini