Ambasciatore italiano in Congo, vittima di un attentato il 22 febbraio 2021
Nel raduno del Capitolo ligure della Confraternita di san Jacopo recentemente conclusosi, il Rettore Paolo Caucci von Sauchen ci ha chiesto di offrire una testimonianza ai pellegrini convenuti su Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano in Congo, vittima di un attentato il 22 febbraio 2021, mentre compiva una missione umanitaria.
Lo abbiamo fatto con tanta gratitudine, ricordando come è possibile che quanto viene seminato germoglia e produce frutto, nonostante le vicende drammatiche di cui è stato vittima.
Il Cammino di Santiago è quel percorso, oggi ramificato in più cammini, che da mille anni da ogni dove portano i pellegrini alla tomba di san Giacomo approdata miracolosamente a Pedron, un piccolo villaggio della costa nord occidentale della Spagna ed ora conservata nella cattedrale di Santiago di Compostella. Un cammino che attrae centinaia di migliaia di persone ogni anno e che ha via via preso aspetti anche poco spirituali, ma che in maniera sovrabbondante, in particolare il Camino Frances, è costellato di chiese e monumenti lungo gli 850 chilometri che uniscono il confine francese con Santiago.
Luca ha fatto due ampi tratti del cammino di Santiago, il primo nel 2005 da Roncisvalle a Burgos e il secondo nel 2010, a carriera diplomatica iniziata, da Burgos a Leon.
Ciò che a noi rimane ad oggi di Luca pellegrino è la sensazione intatta che ci aveva fatto un bel regalo decidendo di fare il cammino. Più volte infatti nei suoi racconti o commenti veniva fuori che eravamo stati noi la scintilla della sua decisione. Persino al termine dell’ultimo giorno di cammino quando una suora del convento di Santa Maria del Carmine, a Leon, gli aveva detto che sarebbe stato pellegrino per sempre ed aveva recitato per lui la benedizione nella formula che noi stessi gli avevamo riportato. Non vogliamo fare di lui una memoria patetica, ma gioiosa ed entusiasta come la gioia e l’entusiasmo che trasmetteva ai compagni di cammino.
La credenziale, che è il documento che permette ai pellegrini di alloggiare negli Albergues, l’ha ritirata dalle mani del Rettore nel maggio del 2005 e nella foto, benché non nitida, è proprio lui!
Nel secondo tratto si è fermato a san Nicolas, l’albergue gestito dalla Confraternita italiana ed è curioso come la sua esperienza sia stata comune a quella di molti altri. Dopo la tappa forzata del giorno prima, a fatica e con segni di tendinite è passato dalle rovine di san Anton e da Castojeriz, arrivando a san Nicolas mentre gli hospitaleros erano a fare la spesa… quindi ha trovato la porta chiusa!
Lasciato lo zaino davanti alla porta, ha raggiunto Itero del Castillo per un boccone e al ritorno l’accoglienza non gli è parsa secondo le aspettative. Ma, come è successo a tutti noi, è stata la Lavanda dei piedi a far tornare gli sguardi sereni e grati da pellegrini che avevano da raccontarsi e condividere le gioie e i dolori del cammino. E come tutte le sere, le candele sulla lunga tavola della cena comunitaria si sono consumate completamente. E come al solito, la benedizione ed il saluto del mattino sono stati commoventi e pieni di fratellanza.
Oggi, a due anni esatti dalla tragedia, Luca Attanasio viene celebrato in molti luoghi e con molti riconoscimenti, la tragica situazione del Congo è più nota grazie a lui e gli italiani che operano in quella vasta parte dell’Africa, specie i missionari e le missionarie ed i loro assistiti, gli sono grati per la vicinanza che ha loro espresso instancabilmente.
La sua vita viene raccontata anche nelle scuole nella speranza che i suoi sogni continuino in molti altri giovani.
di Cecilia e Lino Sanfilippo