9 Marzo 2023
di Dario Rivolta * – da: notiziegeopolitiche.net
Finalmente il mistero è stato svelato: non sono stati i Navy Seals americani con la complicità dei servizi segreti norvegesi a far saltare i gasdotti che univano Russia e Germania e alimentavano una grande parte della fame tedesca di energia: è stato un gruppetto di ucraini.
E’ una fortuna che né a Oslo né a Washington nessuno abbia dato credito a ciò che un qualunque premio Pulitzer aveva scritto con dovizia di fantasiosi particolari. Lasciare che si pensasse che gli USA fossero stati i veri sabotatori era come ammettere che la guerra per procura contro Mosca si fosse trasformata in un confronto diretto. Se così fosse stato, entrambe la parti sarebbero state obbligate a tirarne le dovute conseguenze e la questione non si sarebbe limitata ad un semplice aggravamento della guerra in corso. Inoltre ad essere fortemente danneggiato è stato anche un Paese “amico”, alleato, e per di più partner nell’Alleanza Atlantica, e ciò avrebbe potuto causare qualche piccolo malumore dentro la NATO.
Anche i russi hanno “capito” che non potevano essere stati gli americani ad attaccarli, e per ringraziarli della loro “comprensione” la CIA (o chi per essa) ha svelato che, con assoluta certezza e definitivamente, non era stata Mosca ad ordinare la distruzione del suo stesso gasdotto.
Restava solo un’incognita: se Volodymyr Zelensky o il suo esercito fossero stati coinvolti attivamente nell’operazione, ciò sarebbe suonato come una ostilità ucraina che colpiva qualcosa di russo al di fuori dell’Ucraina. Putin aveva già avvertito che un tale fatto lo avrebbe autorizzato all’uso di armi un po’ più pericolose rispetto a quelle usate finora. La precisazione americana che il presidente ucraino non era al corrente di quanto stava per succedere è giunta quindi utile ed opportuna.
Ora è difficile immaginare che i vari servizi segreti dell’occidente abbiano la voglia di investire altro tempo e denaro per cercare di capire da chi fosse composto il “gruppo ucraino” che ha condotto l’attentato. Tuttavia io penso lo si possa arguire con relativa attendibilità.
Si è trattato di turisti ucraini che erano stati nei Paesi Baltici per fare scorta di vari generi di liquori (è risaputo che lì gli alcolici costano molto meno che in Scandinavia) e poi, in barca, si erano diretti verso la Norvegia. Quella navigazione richiede molte ore e, quando il mare è calmo, diventa piuttosto monotona e noiosa. Non c’è dunque da stupirsi che abbiano deciso di stappare le bottiglie dianzi acquistate e a bere in libertà fino ad essere tutti completamente ubriachi. A quel punto si sono accorti di avere inavvertitamente portato con loro qualche bomba con timer che non ricordavano nemmeno di avere e hanno pensato bene di disfarsene gettandole in acqua. Sfortuna volle che cadessero proprio in prossimità del passaggio sul fondo marino dei North Stream 1 e 2 e che il timer svolgesse adeguatamente il lavoro pensato da chi lo progettò. Lo scoppio, per quanto incidentale, fu inevitabile.
Comunque, con i chiarimenti che ci sono stati dati, possiamo affermare tranquilli: tutto è bene ciò che finisce bene”.
* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.