NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE, ne per la grammatica ne per la giustizia. Un deja vù di molti anni fa. (marzo 1986) a Salerno tredicesima causa sul sesso dei polli amburghesi. L’interminabile causa sul sesso dei polli amburghesi.
Gli avvocati sono giunti da Milano con volo privato, sono presenti le associazioni di categopria, imperversano gli operatori della tv, l’aula del tribunale è stata riverniciata di fresco: per la pretura di Salerno si annuncia una giornata memorabile. Tutti assieme, pretore, avvocati, difensori, esperti si apprestano a scrivere un altro capitolo del “De Bello Gallico”: uno scontro giudiziario così ribatezzato non solo perchè in fondo ha per oggetto dei polli, quanto per il fatto che si trascina da anni, in vari tribunali, a diversi livelli, continuando ogni volta agonfiarsi e a conivolgere altri soggetti. Al punto che ora nella piccola aula della pretura, tra i difensori dell’amburghese siede uno dei migliori avvocati italiani, Alberto Dell’Ora.
“L’amburghese” non è un capomafia , né un camorrista emergente, ma soltanto quel giovane pollo che, messo in vendita da qualche anno ha sconvolto il mercato avicolo fino al punto di scatenare una vera guerra tra concorrenti. La trovata sembra buona: un pollo che equivale a una porzione. Ma la Gesco, società emiliana aveva iniziato a denunciare la lombarda Valle Spluga per concorrenza sleale: quel pollo non si poteva chiamare “Galletto”, poiché spesso le confezioni contenevano esemplari di sesso femminile, ne “amburghese” essendo quella particolare razza scomparsa da tempo. A nulla erano valse le spiegazioni di Geremia Orio cinquantenne proprietario dsella Valle Spluga. Ancora ieri aggirandosi per l’aula con in mano confezioni di galletti, delle ditte concorrenti, l’industriale chiariva con accento dell’alta Val Chiavenna che il nome era venuto in mente solo in collegamento con gli hamburgers. Ma la guerra era scoppiata e da quel giorno ha continuato ad allargarsi fino a dividere “pollisti” e no in veri e propri partiti. Da uan parte i sostenitori della Valle Spluga, che ce l’hanno con la Rai, rea di aver messo in dubbio la bontà del prodotto nella trasmissione “Di tasca nostra”,Dall’altra la Gesco e la Federazione consumatori ( con gli stessi avvocati e consulenti) indignate contro Canale 5, che in un programma aveva tentato di rivalutare il prodotto lombardo. Risultato: querele incrociate, ed altri processi.
Quando Alberto Dall’Ora si è alzato per prendere la parola nella piccola sala si è fatto un silenzio di tomba. Sia il pretore, Carlo Correra, che il pubblico, abituati a vedergli calcare ben altri scenari, attendevano col fiato sospesole parole del “grande vecchio” sui polli comunque,Dall’Ora ha sorvolato. Della trattazione di fatto si era occupato fino a quel momento l’”enfant prodige” del suo studio, Luigi Vanni. Il grande penalista si è limitato a spiegare , in punto di diritto, perchè la Federconsumatori, a suo avviso, non dovesse essere ammessa al processo, e ha anticipato anche un’altra eccezione. Questo giudizio, afferma, non si deve tenere, poiché già un altro pretore ha deciso sull’identica materia. Panico nell’aula: questo dettaglio era svuggito anche al pretore Correra, che pure nel 1985 sequestrando l”amburghese”, aveva gettato le basi dell’udienza di oggi. I difensori della Valle Spluga hanno spiegato che proprio in base ai fonogrammi spediti in tutta Italia dal pretore di Salerno, altri magistrati si erano attivati, trasmettendo poi gli atti, per competenza territoriale, al loro collega di Chiavenna. E lì, in provincia di Sondrio, il pretore, aveva concluso che “galletto” è definizione legittima, non esistendone altre e che chiamare “amburghese” un normalissimo pollo di 35 giorni non po’ essere ritenuto un caso di truffa.
Dopo una lunga camera di consiglio, il ptretore ha respinto la tesi di Dell’Ora: a suo avviso la Federconsumatori ha tutto il diritto di costituirsi in udienza e per quanto riguarda il doppio processo, gli avvocati Ruffolo e Trabucco hanno chiesto di poter studiare a fondo la sentenza di Chiavenna. Rinvio quindi della causa: avvocati ed esperti in merceologia, docenti universitari, chiamati come espertie consulenti dovranno tornare a Salerno il prossimo 4 aprile. “Questo processo- spiega con evidente disappunto Antonio Simonetto, varesotto, presidente nazionale dell’Associazione Macellatori Avicoli- sta diventando un po’ quello di Kafka. Sa a quanti giudizi ha dato origine? Fra cause civili e penali, querele controquerele, richieste di risarcimento, divanzi a giudici di Ravenna, Sondrio, Milano, Grosseto, Lanciano, Napoli e non so dove altro ancora, siamo a dodici o tredici dibattimenti. E’ assurdo innescare simili spirali, domandiamoci quanto è costata finora questa storia ai contribuenti.” Ma voi macellatori da che parte state? “ Dalla parte del pollo:questa storia ha danneggiato un po’ tutti, sta fermando il mercato.” Nel frattempo, altre case hanno messo in commercio il galletto ungherese, filippino, rumeno il “ruspante” e il “gallettino”.Da precisare che sulla confezione la Valle Spluga precisa che contengono sia animali maschi che femmine. E dopo tredici processi i macellatori come guardano alla dibattuta questione sul sesso dei polli? “A me pare- risponde ancora Simonetto-che la faccenda si sarebbe potuta risolvere con un semplice buon senso. Si usa dire così e basta. Come ebbe a dire in buon Orio a un pretore: ha mai visto qualcuno entrare in un negozio per chiedere UN TROTO, UN’ABBACCHIA O UNA POLLA?”