Oggi la scuola e la cultura in genere stanno vivendo un periodo drammatico. Le Università private sono diventate esclusivamente dei laureifici.
Una laurea triennale in ingegneria, oggi, costa appena 3.500,00 euro. Questa fabbrica di diplomi di laurea ha permesso che un asino possieda minimo tre lauree. Sono gli stessi asini che, non trovando spazi nel mercato libero perché non possiedono nozioni utili e forma mentis adatta, vengono assunti nelle scuole pubbliche per l’insegnamento. Asini che formano altri asini in una catena interminabile che produrrà lo scatafascio della cultura e che fornirà una classe dirigenziale che non saprà neppure fare il cerchio con il sedere del bicchiere. Animali senz’anima!
I pochi che studiano sicuramente faranno la differenza ma, probabilmente, saranno quelli che creeranno ulteriori danni perché potrebbero dar vita ad una vera e propria dittatura culturale, un pensiero unico destinato a non produrre confronto né le agognate discussioni e procedimenti dialettici, gli unici a dar vita ad fervida ed indispensabile agorà di idee e di pensieri forieri di cose nuove su cui far convergere gli interessi e i proponimenti che sono la base essenziale per procedere alla costruzione di cultura, mercato e vita ricche di semi per il futuro.
La colpa del disastro legato alle sovrabbondanti università spazzatura, come amo definirle, per quanto mi riguarda, è iniziato con il Ministro Berlinguer che, con la sua riforma, ha introdotto nell’Università il “sistema del 3+2” ovvero la creazione della laurea triennale e della laurea specialistica, una sorta di percorso a punti. Ma io i punti glieli avrei messi in testa.
Siamo di fronte ad una completa deresponsabilizzazione che, ritengo, nasca prima di tutto nelle famiglie a cui poco interessa la vera educazione e la formazione dei propri figli per cui, volendoli proteggere dall’insegnamento rigoroso e dalle difficoltà ad esso connesse, provocano una vera e propria fuga verso le scuole facili fino ad arrivare alle università, quelle online, che assicurano il superamento degli esami e, quindi, il famigerato conseguimento della laurea. Questo, però, non produce la completezza della formazione né spinge alla curiosità, risorsa essenziale per fare sempre meglio ed approfondire le conoscenze.
Le università on-line sono ridotte al bruto meccanismo secondo cui è necessario inserire il denaro ed ecco che è possibile ritirare tutti i titoli che si vogliono: solo corsi lampo, sessioni a raffica e test a crocette. Basta veramente poco. Ma io credo che le università debbano investire e rendersi disponibili ad ampliare la propria offerta formativa avviando nuovi corsi di laurea, soprattutto adeguandosi al mercato e garantendo serietà e qualità. Bisogna valorizzare il merito, il talento e le competenze. Non è possibile trascurare né la necessità di ridurre al minimo l’utilizzo delle università online, né il pericolo della dittatura o egemonia culturale. È necessario che ognuno si assuma il rischio di navigare in mare aperto e tra le onde della burrasca trovare appigli per fondare conoscenza e sapere, pilastri di una vita saggia ed eticamente corretta.
In conclusione non posso evitare di sottolineare quanto le università online abbiano facilitato, in maniera indegna direi, molti uomini e donne che ci rappresentano, funzionari di Stato, uomini dei corpi militari o di altre importanti categorie che, utilizzando questa facile modalità di ottenere titoli, non hanno avuto alcuna remora ad avanzare di livello per fare carriera contribuendo, ahimè, anche alla maggiorazione dei costi che deve sostenere lo Stato.
di Francesco Terrone