Zygmut Bauman, pensatore polacco dalle mille sfaccettature, nasce nel 1925 e si spegne il 9 gennaio di quest’anno. Il suo pensiero sociologico e filosofico tocca moltissimi argomenti contemporanei, dall’amore, alla società post-moderna. Per citare alcuni titoli dei suoi libri: “Il destino della libertà. Quale società dopo la crisi economica?”, “Il demone della paura, “L’arte della vita” e “La società dell’incertezza”, a questi si aggiungono altre opere che analizzano i vari aspetti dell’uomo e della società. Legato a doppio filo al pensatore è il concetto di “modernità liquida”, in una società dove tutto è consumismo e apparenza, i valori si liquefanno ad una realtà mutata dal capitalismo e dalla globalizzazione. Dove i rapporti si immergono in realtà tricologiche. La modernità liquida, per dirla con le parole del sociologo polacco, è “la convinzione che il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza”.Le sue origini polacche, la sua esperienza di vita e una famiglia ebrea, che aveva sofferto la miseria e l’antisemitismo, segnano la sua opera. In questo articolo, benché il pensatore scomparso all’età di 91, abbia toccato molteplici aspetti individuali e sociali, verrà affrontato il tema della felicità. In una società come la nostra, Bauman spiega che il concetto di felicità trova il suo ostacolo nell’atteggiamento dell’uomo nei confronti del desiderare sempre qualcosa di nuovo. Non ci si sente soddisfatti e ci si mette nuovamente nella condizione di desiderare altro. Questo atteggiamento provoca frustrazione e allontana l’uomo dalla sua felicità. Desideriamo il desiderio più che la realizzazione di esso. Dalle parole di Bauman “Non è vero che la felicità significhi una vita senza problemi. La vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato e invece ci si sente persi se aumentano le comodità”.
La felicità è quindi la percezione di avercela fatta, di essere riuscito a superare gli ostacoli di quella fase della vita, a testa alta e aumentando così l’ autostima. Durante un intervista Valeria Arnaldi per Messaggero gli fu chiesto “ Professor Bauman, cosa significa oggi felicità?” «La dichiarazione d’indipendenza americana ha proclamato tra i diritti inviolabili dell’uomo il suo perseguimento: una pietra miliare per la civiltà occidentale. Le idee di felicità sono tante, ma riconducibili in due categorie. La visione più popolare è quella di una vita piena di momenti piacevoli, senza problemi e sfide. L’altra ce l’ha mostrata Goethe. Ormai anziano, gli fu chiesto se la sua vita fosse stata felice. Rispose di sì, ma che non ricordava una singola settimana in cui lo fosse stata. Ciò implica che essere felici non vuol dire non avere difficoltà, ma superarle». Il suo pensiero quindi trova origine nella visione goethiana.
Barbara Sersale