L’erasmus è un mettersi alla prova. È un’esperienza di vita nuova, che devi saper affrontare. Non tutti ci riescono. Conosco amici che son tornati prima per svariate ragioni: c’era a chi non piaceva la città, chi riteneva il problema della lingua insormontabile, chi non riusciva ad adattarsi a questa nuova vita. Per me l’erasmus è stata la scoperta di una vita nuova, lo scoprire che non si smette mai di imparare, che esiste un mondo lontano da casa tua che vale la pena di scoprire. E l’erasmus te lo fa scoprire a modo suo: ti devi mettere nei panni delle persone che vivono lì, nella nuova città: sognati di mangiare alle 8 di sera e sogna di uscire al ristorante a mangiare le lasagne. Nuovi gusti, nuovi sapori nuovi abitudini che seppur in un tempo così breve, ti entrano dentro e quando torni “alla vita normale” è difficile dimenticare. Da un’esperienza come questa prendi il bello e il brutto, perchè se il bello sono le feste, le amicizie, l’indipendenza e via dicendo, dall’altra parte devi fare i conti con il resto: quando stai male sei solo, quando devi cercare casa e incappi in truffe, quando al ristorante pensi di aver ordinato il pane all’aglio e invece ordini un piatto di sardine fritte. Nel tutto sei solo, le responsabilità che prima prendevano altri ora toccano a te, con le relative conseguenze. Ma il più è da queste esperienze che impari e cresci e che apprezzi di più quello che gli altri hanno fatto per te, fino ad ora. Ho conosciuto persone che resteranno per sempre nella vita anche se lontano da casa.
Alla fine, dopo un po’ di tempo impari a sentirti a casa anche in un posto che di casa tua ha ben poco e quando alla fine torni, ti mancherà come quando all’inizio ti mancava casa.
Ilaria
Addio, Adieu, Adios agli Erasmus…
E un altro Erasmus è passato, il tempo bussa alla porta per risvegliarmi da un altro sogno. Non ho voglia di svegliarmi, vorrei rigirarmi sul fianco e continuare a dormire. Purtroppo, però, non c’è modo di posticipare la sveglia. Ogni Erasmus è stato un sogno meraviglioso, completamente diverso, difficilmente comparabile, ma ugualmente intenso. Ma, forse come ogni sogno, ha i suoi rischi, da accettare fino in fondo, a volte con più coraggio di quello che pensavamo servisse. Andarsene di casa è un rischio: non sappiamo chi troveremo, se piaceremo, se ci piaceranno le persone che incroceremo nel nostro cammino.
Un Erasmus è il rischio di non sentirsi “il tipo adatto”, è la voglia di cambiare, di essere diversi. È la bizzarra sorpresa di accorgersi che in realtà non puoi impedirti di essere te stesso. È la meraviglia inaspettata di incontrare qualcuno a cui piacerai esattamente per come sei. Un Erasmus è il rischio di sentirti un alieno, quando dichiari che non ti piace il vino, di qualunque colore, prezzo, qualità esso sia. È la fortuna di scoprire che la birra allungata con la limonata non è male, così da sembrare un po’ meno alieno al bar, nel momento delle ordinazioni. Un Erasmus è accettare la sfida di parlare in un’altra lingua, è prendere il rischio di non essere capiti, di essere subito individuati come stranieri a causa dell’accento. È l’insoddisfazione di non essere allo stesso livello, il rischio che a volte manchino le parole per dir ciò che si vorrebbe o per dirlo come si vorrebbe. È il rischio di rendersi conto di essere adulti che parlano come bambini. È lo sforzo di essere umili per accettare le correzioni, quando nessuno oserebbe correggerti nella tua lingua madre.
Un Erasmus è il rischio di ingrassare, perché la cucina degli studenti è a base di carboidrati. Ma al tempo stesso è la sfida a non cedere, è lo sforzo di trattarsi bene anche culinariamente.
È la felicità di vedere la bilancia segnare dei chili in meno rispetto alla partenza. L’ Erasmus è il rischio di vedere la media universitaria abbassarsi. È la consapevolezza che, se anche fosse, in fondo non te ne importerebbe più di tanto. Ed è la determinazione a dimostrare a tutti che non solo si può impedirne il calo, ma si può persino alzarla! L’ Erasmus è il rischio di innamorarsi di una città, di una lingua, di culture diverse e sentire che un po’ ti hanno plasmato… e che resteranno in un angolo della tua mente, e tu ne sentirai la mancanza.
L’ Erasmus è, in fondo, il rischio di scoprire cos’è la nostalgia. L’ Erasmus è assumersi il rischio di aprire il cuore a nuovi sorrisi, a nuovi volti, a nuovi sentimenti. Aprire il cuore e scoprire che c’è ancora spazio. Aprire il cuore e chissà, decidere di affidarne uno spicchio a chi è riuscito ad entrarci.
L’ Erasmus è lo strazio di un abbraccio di addio e la speranza di un sussurrato “ a presto!”. L’ Erasmus è il rischio di tornare, di trovare che nulla a casa nostra è cambiato, salvo noi stessi; c’è il rischio di accorgerci che certamente siamo utili, ma non siamo imprescindibili. L’ Erasmus è la felicità di scoprire che qualcuno a casa ci stava aspettando. E che qualcun altro, in altri luoghi, ci aspetterà. Grazie a chi ha condiviso, nel poco e nel tanto, questi sogni con me.
Alessandro Lauro
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