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Home Tempo di Essere

AIME: un patto per lo sviluppo 2030

Redazione by Redazione
26 Gennaio 2022
in Tempo di Essere
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Alcuni giorni fa si è riunita la l’assemblea dell’AIME (Associazione Imprenditori Europei)  per fare il punto sulla situazione dovuta al Cronavirus, ma soprattutto per elaborare una serie di proposte per lo sviluppo che dovrà pur partire non appena questa terribile pandemia avrà imboccato la sua fase discendente. Il documento elaborato è stato successivamente inviato a: Presidente Consiglio dei Ministri. Ministro Economia e Finanze, Presidente Regione Lombardia, Presidente  C.C.I.A., Sindaci del territorio, a tutti gli eletti Camera e Senato e Consiglieri della Regione Lombardia.

Mai come oggi l’Unione Europea deve dimostrare la capacità e la responsabilità di saper governare questa emergenza inedita, epocale, che sta coinvolgendo e sconvolgendo non solo gli Stati Membri, ma il Mondo intero: il COVID19. In questi anni l’Europa si è dimostrata lontana dai problemi che ogni singolo Stato era ed è chiamato ad affrontare, così come troppe volte sono prevalsi gli interessi degli Stati più forti rispetto al bene comune. La smisurata burocrazia dei tecnici di Bruxelles ha preso il sopravvento, rendendo sempre più difficile e macchinoso ogni intervento utile e necessario alla comunità. Il risultato di questa situazione è che gran parte dei cittadini oggi giudica l?unione Europea come un problema e non come un’opportunità. Atteggiamenti e dichiarazioni come quelle esternate da Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, non fanno che incrementare lo spirito anti europeo così come bloccare merci di prima necessità destinate all’Italia o chiudere le frontiere commerciali sono scelte che non aiutano certo a costruire la Casa Comune Europea. Per contro questa emergenza può e deve essere l’occasione per far finalmente percepire l’Europa come una grande casa di tutti i popoli che la costituiscono. L’Europa in questa drammatica situazione deve assumersi il ruolo di guida e nel contempo farsi sentire vicina e solidale alle popolazioni che rappresenta. Deve effettuare un grande sforzo mettendo in campo tutte le intelligenze e liberando tutte le risorse necessarie per proteggere e sostenere sul piano economico, produttivo e sociale l’intera Europa, trasferendo ai singoli Stati le risorse necessarie e sufficienti a far loro superare l’emergenza e mirare a nuovi e importanti investimenti strutturali. Un piano straordinario che permetta ai singoli Stati di pianificare una nuova fase di investimenti pubblici. Dobbiamo ricostruire il nostro futuro, è giusto e doveroso agire velocemente e con responsabilità  e chiedere grandi sacrifici, ma nessuno può permettersi errori, nè tanto meno corti circuiti tra i diversi livelli dello Stato: la posta in gioco è enormemente alta. Noi come Associazione Imprenditori Europei stiamo facendo la nostra parte informando le nostre imprese e sollecitandole ad attenersi scrupolosamente alle disposizioni in vigore. Il bene del paese e la salute dei cittadini sono prioritari e dobbiamo agire con risolutezza. Siamo pronti, lo eravamo anche ieri, ad affrontare enormi sacrifici, ma chiediamo chiarezza nelle decisioni e rapidità nelle deliberazioni. Noi stiamo a casa e sospendiamo le attività: lo Stato, la Regione con la stessa determinazione, sollecitudine e senza alcuna pesante burocrazia,  affrontino e ridisegnino con noi il futuro economico e del lavoro del Paese. La nostra proposta è un PATTO PER LO SVILUPPO 2030 uno strumento di condivisione che protegga le imprese e i suoi dipendenti valorizzando le filiere oggi impegnate nel far uscire il Paese dalla situazione senza privare i cittadini dei beni essenziali. Un patto che deve intervenire su più fronti: sostenere l’emergenza, dare ossigeno alle imprese per mantenere l’occupazione e delineare una nuova frontiera per il nostro sistema Paese che possa anche favorire il reshoring di imprese e prodotti. Insomma dovremmo avere la capacità di ricostruire il nostro tessuto imprenditoriale e sociale facendo di questa emergenza un’occasione per rinnovare il sistema produttivo. Con l’emergenza abbiamo imparato a usare meglio gli strumenti di comunicazione e di lavoro a distanza, allora trasformiamo questa disastrosa crisi in una opportunità di sviluppo del domani. Domani è già oggi. Innoviamo le filiere, riaggiorniamo i Distretti Industriali e Artigianali, ravviviamo con maggiore determinazione un progetto che ha dimostrato di funzionare ma che non è stato colto nella sua pienezza: Industria 4.0. Negli anni scorsi quante volte abbiamo discusso e analizzato il nostro ritardo in alcuni settori, nella consapevolezza di come era e ancor più necessario avviare un processo virtuoso di innovazione produttiva. Ma tutto ciò potrà verificarsi solo se anche lo Stato e tutte le Istituzioni avranno la capacità di sostenere, anche dopo l’attuale emergenza,questo processo accompagnandolo con importanti misure economiche, una appropriata defiscalizzazione e sburocratizzazione. Senza misure appropriate e mantenendo l’attuale sistema amministrativo burocratico, lento, farraginoso, costoso, sarà impossibile non solo avviarci verso il 2030 ma anche sostenere il 2020.

CREDITO: Oggi, ancor prima di politiche di credito a tasso agevolato, alle imprese serve liquidità, subito e senza ulteriori costi o nuovi indebitamenti. In assenza di nuova liquidità le aziende rischino di  non farcela lasciando per strada un tessuto imprenditoriale e artigianale di enorme importanza con la conseguente perdita di posti di lavoro. Abbiamo bisogno di politiche per il credito veloci per far ripartire la produzione in tempi ragionevoli.Credito che deve essere garantito ampliando ulteriormente il fondo per PMI svincolato dalla rigidità in vigore in tempi pre-Covid19. Credito che deve vedere il sistema bancario concentrarsi su una delle sue funzioni originarie: raccolta e ridistribuzione finanziaria. Dovremmo avere la lungimiranza di sostenere le imprese con credito veloce e a costo zero, solo così potremmo davvero ridare forza al nostro tessuto imprenditoriale. Introduciamo la premialità per le aziende, in particolare le PMI che chiedono Credito non solo per superare l’emergenza ma intenzionate a introdurre innovazione nel proprio processo produttivo e nella formazione dei propri dipendenti.

POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO: L’introduzione di misure di sostegno al lavoro per lavoratori dipendenti e le partite iva sono state necessarie e indispensabili, ma non basta. Indispensabile ampliare tali misure , in particolare quelle previste per i professionisti, allargando tali contributi anche alle figure professionali iscritte agli Ordini Professionali. Dobbiamo, da subito, introdurre polite attive del lavoro per ampliare l’apprendistato e il lavoro leggero. Rafforzare, con maggiori risorse, l’abbattimento del cuneo fiscale, lasciando più soldi nelle tasche dei lavoratori. Promuovere una straordinaria campagna di formazione per i dipendenti per attrezzarci a dare ancora più forza al nostro tessuto imprenditoriale per rendere competitive le nostre aziende.

FISCO: Riteniamo giusto ma insufficiente il rinvio delle scadenze tributarie previdenziali, misure che vanno ampliate anche alle attività con un fatturato oltre i due milioni di euro.  Come si può pensare che al 30 maggio o al 30 giugno per i versamenti regionali, le imprese, i lavoratori i cittadini tutti saranno in grado di riprendere i versamenti sommando a quelli correnti. Si dovrà, sempre che si voglia davvero favorire una vera e concreta ripresa,approvare uno shock fiscale. E’  necessario prevedere un ampliamento del periodo del rinvio delle scadenze fiscali e previdenziali, oltre il 31 maggio e il 30 giugno ed introdurre per il medesimo periodo Zero Tasse , l’azzeramento delle stesse imposizioni fiscali e previdenziali, alle imprese, professionisti ecc. che hanno dovuto sospendere le produzioni o i servizi erogati purchè le stesse abbiano ripreso le attività ed introdotto innovazione nei processi produttivi. Per le altre aziende si può prevedere un periodo di almeno 12 mesi per il versamento delle imposizioni fiscali e previdenziali sospese. Anche la tassazione  regionale deve contribuire al sostegno e rilancio del nostro tessuto produttivo,imprenditoriale e del lavoro. Ad esempio abolendo il bollo auto per il 2020, rivedendo l’addizionale Irpef regionale e tutte le tassazioni di carattere regionale. Così pure i Comuni possono contribuire rimodulando le tesse locali(Tasi, Tarsu, ecc.) almeno riducendo le tariffe proporzionalmente al periodo di forzata chiusura. Si dovrebbe cercar di uniformare la tassazione locale. La regione di dovrebbe farsi carico di coordinare attraverso un Protocollo d’Intesa con l’Anci, la tassazione locale con misure atte alla rimodulazione della tassazione applicata nei diversi Comuni. In maniera particolare dobbiamo pensare al sostegno del commercio di vicinato, delle botteghe artigianali anche per evitare il definitivo svuotamento dei centri cittadini. Servono misure senza precedenti per il rilancio turistico da approvare subito. Sostegno alle imprese ricettive, ma soprattutto una straordinaria campagna di valorizzazione del nostro patrimonio culturale, paesaggistico, ambientale ed enogastronomico.

ESPORTAZIONE E MADE IN ITALY: Dobbiamo attivare politiche di sostegno all’esportazione con misure di assicurazione del credito competitive, revisione dei costi pubblici del trasporto, rafforzamento del Istituti pubblici dedicati all’esportazione dei beni  come al esempio l’Ice e sostegno ai consorzi Export. Per promuovere il Made in Italy si deve operare attraverso politiche fiscali di settore, formazione e recupero delle professionalità tradizionali anche tramite la costituzione di una Accademia dei Sapori da abbinare a specifici Istituti Tecnici così da favorire percorsi formativi specifici riservati agli  over 50. E’ infine necessario sostenere con apposite misure di credito bandi a fondo perso per lo sviluppo delle produzioni locali.

ISTRUZIONE: La chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e delle università ha determinato un clima di grande incertezza sull’istruzione nel nostro paese a tutti i livelli. La soluzione della didattica distanza seppur in una prima fase ha evidenziato e sta evidenziando grandi limiti dovuti alla burocrazia (diverse piattaforme da gestire contemporaneamente e la mancanza di risorse adeguate (PC e connessione rete ad esempio) per tutti gli studenti. Inoltre in tutto ha creato un ulteriore divario tra scuole pubbliche e scuole private (paritarie e non). Queste ultime, vere e proprie imprese di piccole e medie dimensioni, si trovano a fronteggiare gli stessi problemi di qualsiasi altra azienda senza vedere alcuna soluzione all’orizzonte. Ed infine l’aspetto degli studenti per poter lavorare poi nelle nostre imprese 4.0 di qualsiasi tipologia o poter svolgere le attività di libera professione. Alcuni di loro(DSA e non) si trovano a dover fronteggiare una nuova modalità di apprendimento senza mezzi adeguati, il supporto psicologico e le attenzioni che meritano e che solo la modalità a cui erano abituati riusciva a dare, mentre chiedono ogni giorno se varrà o meno il titolo di studio che conseguiranno in questi mesi. Chiediamo di ridisegnare la scuola del futuro tenuto conto di questi elementi e dell’importanza dell’istruzione come elemento imprescindibile per avere le persone adeguatamente formate.

Varese 30 marzo 2020                                                                               AIME

 

 

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