Ascoltami, figlio, e impara la scienza, e nel tuo cuore tieni conto delle mie parole.
Manifesterò con ponderazione la dottrina, con cura annuncerò la scienza. Quando il Signore da principio creò le sue opere, dopo averle fatte ne distinse le parti. Ordinò per sempre le sue opere e il loro dominio per le generazioni future.
Vi parlo oggi di uno scienziato che ha contribuito in maniera decisiva a cambiare la nostra visione del mondo, ma che nonostante ciò è oggi poco conosciuto. Infatti se tutti conoscono, almeno a grandi linee, la teoria del Big Bang, sono in pochi a ricordare il nome di Georges Lemaitre (Belgio, ‘1894–1966), l’uomo che ha formulato l’ipotesi che ha trasformato la nostra comprensione dell’origine dell’universo. Lemaitre nel 1927 avanzò la teoria per cui l’universo avrebbe avuto inizio da un unico “atomo primitivo”. Secondo lui il prodotto della disintegrazione di questo atomo primitivo, “contenente in sé tutta “l’energia–materia” dell‘universo in uno stato di massimo ordine”, avrebbe “riempito” l’universo, espandendosi a poco a poco. Nonostante la sua tesi dovesse molto allo studio della relatività generale, Lemaitre fu criticato dallo stesso Einstein perché, secondo lui, l’idea di un atomo primitivo appariva troppo legata all’idea di una creazione iniziale. Si sarebbe trattato quindi più di una scelta di fede che di una teoria valida.
I calcoli dello scienziato, però, smentirono l’obiezione del padre della relatività e dimostrarono che questo stato detto di “singolarità iniziale” fosse fisicamente inevitabile. Nonostante l’accuratezza dei suoi calcoli e del modello che aveva presentato, il suo lavoro fu molto criticato da gran parte del mondo della scienza fino agli anni ’60.
Basti pensare che il termine stesso Big Bang, che non fu mai utilizzato da Lemaitre, fu introdotto dal fisico Fred Hoyle per indicare ironicamente il “fuoco d‘artificio” iniziale suggerito dal cosmologo belga. Ad ogni modo i riconoscimenti non gli sono mancati: nel 1934 vinse il premio Francqui, il più alto riconoscimento scientifico in Belgio (nella commissione che lo ha nominato era presente lo stesso Einstein) e negli anni a seguire diversi altri premi scientifici internazionali. N el 1970, invece, un cratere sulla luna è stato chiamato con il suo nome.
Concludo questa breve storia del “cosmologo di Lovanio” con una sua frase, riguardante proprio la sua idea di rapporto tra scienza e fede, infatti era un credente, anzi era un sacerdote gesuita: «Esistono due vie per arrivare alla verità. Ho deciso di seguirle entrambe. Niente nel mio lavoro, niente di ciò che ho imparato negli studi di ogni scienza o religione ha cambiato la mia opinione. Non ho conflitti da riconciliare.
La scienza non ha cambiato la mia fede nella religione e la religione non ha mai contrastato le conclusioni ottenute dai metodi scientifici» (Aikmann, 1933, p. 18).
Vedete ...
In generale per un credente la scienza non è un ostacolo, e per uno scienziato perché mai dovrebbe esserlo la fede?
Terminato il mese di maggio forse dovremmo cambiare il nome della chiesa di Madonna in Campagna e, mestamente renderei conto che la nostra chiesetta non si trova più su all’interno di una campagna curata e rigogliosa ma su un’asse commerciale strategico. Certo chiamare una chiesa Madonna del Negozio suonerebbe un po’ blasfemo, non perché il commercio sia male, ma perché la logica del massimo profitto a cui la nostra società si è piegata interamente, a partire dall’assioma business is business, sottintende che tutto il resto non conta.
Noi Castiglionesi abbiamo pazientemente sopportato la lottizzazione completa della statale varesina e l’incremento di traffico e inquinamento come un dovuto tributo al progresso. Ma i paesi vicini ci stanno imitando, pur con un po’ di ritardo.
Un km a sud del nostro paese l’anno scorso c’era ancora un prato. Procedendo in direzione Varese da una curva si spalancava una bella vista sulle prealpi e specialmente sul Sacro Monte di Varese.
Oggi un’alta muraglia grigia con un marchio arancione ha tolto ai pendolari anche questo breve momento di contemplazione.
Ma si sa, business is business.
. . Tra il1° gennaio 2018 e il 31 maggio 2019 hanno venduto 150 mila tonnellate di materiale altamente tossico, gessi e metalli inerti spacciati per fertilizzanti.Eppure non erano mai stati trattati: erano rifiuti, venduti per oltre 12 milioni di euro e poi utilizzati in terreni agricoli del nord Italia.
Nel mirino della Procura di Brescia sono finiti i vertici della Wte srl, azienda con tre impianti di trattamento rifiuti nel Bresciano ora posti sotto sequestro.
Antonio Carucci, laureato in Scienze geologiche e assunto in Wte a partire dal settembre 2017. È l’uomo che il 31 maggio 2019 in una telefonata intercettata e ora agli atti dell’inchiesta al suo interlocutore dice: “lo ogni tanto ci penso, cioè, chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuto sui fanghi”. Chi c’è dall’altra parte del telefono risponde: “Non è vero che non avete fatto male a nessuno, perché l’ambiente l’avete disintegrato voi”. Per il gip “Carucci anche per le sue competenze tecniche, non ignorava il grave pregiudizio per l’ambiente e la salute umana cagionato dallo sversamento degli pseudogessi di Wte. Però, lungi dal rimeditare la sua condotta e vergognarsene, ne faceva argomento per battute sarcastiche con i suoi interlocutori al telefono”.
Come quando, in merito ai fanghi non trattati, una collega gli dice al telefono: “Lo facciamo per il bene dell‘azienda” e lui replica ridendo: “Siamo talmente aziendalisti da non avere più pudore”.
Business is business … o no?
Non c’è bisogno di raccontarvi il terzo esempio: ieri a Vedano ho voluto accompagnare con la preghiera il funerale di una famiglia distrutta insieme a una funivia cui erano stati disattivati i freni perché la necessaria manutenzione ne avrebbe ritardatola riapertura dopo tanta pausa obbligatoria.
Tutti ci siamo indignati: non si può sacrificare la sicurezza e la vita umana al business.
Eppure siamo pieni di tanti morti sul lavoro, principalmente perché si risparmia sulla sicurezza.
Ora c’è chi invoca leggi stringenti, chi chiede pene severe, chi domanda più controlli.
Tutte cose che c’erano già. Cosa non c’era, cosa mancava? … la coscienza! E’ lì che dobbiamo incidere e cambiare, tutti e ciascunoPaolo: “Quelli che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale . .. Ora la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace“.
Molto attuale e azzeccato, ne capirete il valore semplicemente traducendo la parola sarx, non con
“carne” ma con “business”.
don Ambrogio Cortesi