La Biblioteca Nazionale Braidense in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera
presenta il terzo atto di Insight in Braidense intitolato:
LA PERFORMANCE E I FOTOGRAFI
UN PRENDERE POSTO DELLE IMMAGINI DI FORME CONCRETE
Una azione artistica di Erica Tamborini
Sabato 26 gennaio 2019, alle ore 10.00 la Sala Maria Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, ospiterà il terzo appuntamento di Insight in Braidense, un progetto di arte relazionale incentrato sul tema della performance e la sua restituzione in immagine, costituito da una serie di incontri ideati e curati da Erica Tamborini.
Questo terzo evento, La performance e i fotografi. Un prendere posto delle immagini di forme concrete, restituisce per immagini la performance di Erica Tamborini intitolata L’artista, il cavallo e i suoi fotografi, tenutasi il 30 agosto 2018 nel Cortile d’onore di Palazzo Cusani, sede del Comando Militare Esercito Lombardia. Tamborini, in quella occasione, aveva invitato un gruppo selezionato di fotografi alla sua performance che, nel dare consistenza visiva allo “sguardo dell’altro”, avevano il compito di proporre una testimonianza documentale e un’interpretazione individuale e collettiva di questa performance.
Oggi si inaugura la mostra dei fotografi: Francesco Bianchi, Paride Carrara, Daniele di Stefano, Marco Filippo Gabbana, Maurizio Gabbana, Helyia R. Hagh, Beat Kuert, Francesca Martire, Roberto Ricci, Roberto Rosso, Corrado Sacchi.
L’intento di questa mostra è di offrire un’inedita riflessione in merito alla percezione visiva come atto conoscitivo e al tempo stesso come inatteso e spaesante svelamento di un altro vedere attraverso l’incontro con l’arte. Arte espressa da una azione coordinata e condivisa dall’artista con un cavallo, uno stallone che ha percorso fianco a fianco a Erica il Cortile d’onore di Palazzo Cusani, condividendo con lei, grazie alla totale accettazione e fiducia dell’uno nell’altra, questa azione fino a raggiungere una perfetta sintonia. Il cui esito simbolico trasfigurava questa performance dell’artista e del cavallo in una metafora dell’arte contemporanea; arte che, oggi più che mai, ha la necessità di affermare una nuova verità.
L’esposizione viene a restituire dunque una dualità performativa tesa a dare forma concreta a un’azione rivelatrice.
Un’azione che trova conferma nella restituzione d’essa attraverso gli sguardi incrociati e le interpretazioni realizzate dai fotografi.
Nell’ideare questo terzo atto di Insight in Braidense, si è pensato pure di implicare una selezione di fotografie storiche che provengono dal fondo Emilio Sommariva, fotografo attivo nella prima metà del Novecento: fondo costituito da trentamila esemplari tra stampe fotografiche e negativi conservato presso la Biblioteca. D’esso si espongono – con la collaborazione del personale specializzato della Biblioteca Nazionale Braidense – alcuni esemplari richiamanti il tema della performance al fine di evidenziare la temporalità storica della fotografia. La fotografia come documento storico va tutelata, preservata, restaurata e valorizzata alla stessa stregua d’un manoscritto o di una pubblicazione. Di pari, la testimonianza fotografica del presente storico merita una paritetica valorizzazione, anche perché costituisce un portale per orientarsi verso un nuovo mondo visivo. Una inaspettata rivelazione di una visione che consegna il tempo presente, le nostre emozioni e percezioni alle generazioni future, arricchendo l’attuale dibattito sulle nuove frontiere dell’arte.
Simposio come presentazione della Mostra
La giornata prevede pure un Simposio in cui si introdurranno le tematiche dell’esposizione, proponendo al tempo stesso un’articolata riflessione attorno al tema presentato dalle immagini in mostra, grazie ai contributi di:
Mariella Goffredo – Direttrice della Biblioteca Nazionale Braidense.
Luciano Valaguzza – Presidente AICCRE, Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni Regioni d’Europa.
Don Alberto Cozzi – Teologo, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale.
Donatella Falchetti – già responsabile del Fondo Emilio Sommariva, Biblioteca Nazionale Braidense.
Giovanni Pelloso – Giornalista, critico di fotografia e docente, Accademia di Belle Arti di Brera.
Donato Santarcangelo – Psicologo, psicoterapeuta e psicoanalista junghiano, direttore del dipartimento di etica, epistemologia e filosofia della scienza Università Meyer di Milano.
Erica Tamborini – Artista e storica dell’arte.
Allestimento espositivo a cura della dott.ssa Antonietta Perri.
INGRESSO LIBERO
Inaugurazione sabato 26 gennaio 2019
Dalle ore 10.00 alle ore 13.00
La mostra rimarrà aperta dal 28 gennaio al 9 febbraio 2019
Sala Maria Teresa, Biblioteca Nazionale Braidense
Via Brera 28, Milano.
Orari di apertura:
da lunedì al sabato ore 9.30 -13.30 – domenica chiusa
Info
insightbyet@gmail.com
+39 366 3488261
www.ericatamborini.com
INSIGHT IN BRAIDENSE
Gli eventi che hanno preceduto:
Gli eventi che Insight in Braidense propone sono concepiti come una sorta di percorso iniziatico attraverso il quale si partecipa alla vita di un accadimento artistico i cui attori sono i differenti soggetti implicati. Chi seguirà questo rito di iniziazione assorbirà progressivamente una poetica e così entrerà a far parte di un coro “euripideo”. La poetica Insight, ideata da Erica Tamborini nel 2013, vuole rendere autenticamente partecipi del suo stesso fare arte, tutti coloro i quali assumono il ruolo testimoniale e protagonista dell’iniziato.
Si tratta di una serie di più eventi che si sono susseguiti a partire dall’anno accademico 2017-2018, incardinati sul tema del rapporto tra la performance e la sua restituzione in immagine. Il progetto è stato inaugurato il 30 ottobre 2017, con La settima arte e le nuove tecnologie. Gianfranco Brebbia (1923-1974) e il cinema sperimentale degli anni ‘60 -‘70. Una giornata di studi svoltasi presso la Mediateca Santa Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense, dedicata al cinema di Gianfranco Brebbia, filmaker di cinema sperimentale; evento che ha visto il coinvolgimento del Centro Studi Gianfranco Brebbia, dell’Università degli Studi dell’Insubria, della Fondazione Cineteca Italiana di Milano, di Home Movies, oltre che della Scuola di Nuove Tecnologie per l’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Il secondo appuntamento, invece, intitolato Processualità ideative e attuative di un libro d’artista. Il caso Beat Kuert è stato dedicato alla presentazione del libro Beat me. A Pictorial Requiem to Hallucination and Desire, edito da Eyemazing di Amsterdam, testimonianza in volume dell’immaginario onirico dell’artista e regista svizzero, Beat Kuert. L’evento realizzato con il coinvolgimento dell’Accademia di Belle Arti di Brera, si è svolto presso la Sala Maria Teresa della Biblioteca Nazionale Braisense il 16 novembre 2017.
BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
ERICA TAMBORINI artista milanese con duplice formazione, artistica e accademica. Si è formata dapprima presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, poi presso l’Università degli Studi di Milano, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale in Storia e Critica d’arte. È proprio in questo binomio che si ritrova la chiave di lettura della sua poetica artistica. Da anni porta avanti il progetto Insight, un innovativo open project orientato al dialogo, alla contaminazione, alla traslazione di situazioni e realtà culturali attraverso il gesto, l’azione e la progettazione artistica. Insight può dirsi il suo vero e proprio strumento di espressione. Nel progetto autobiografico “Ritorno a Brera” del 2017-2018, ha coniugato un workshop con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera a una trilogia di eventi incentrati sul tema del rapporto tra la performance e la sua restituzione in immagine foto-filmografica presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano. Nel 2016, per il Centro Internazionale Insubrico dell’Università dell’Insubria di Varese, ha realizzato un progetto dedicato al valore emancipativo dell’arte e della cultura. In occasione del forum internazionale fiorentino Unity in Diversity è stata invitata ad intervenire con una performance ed un intervento scultoreo site-specific in Palazzo Vecchio. È stata inoltre invitata a partecipare alla The New Florence Biennale IX edizione 2013; nello stesso anno ha vinto il primo premio del concorso d’Arte Firenze Futur’Art. È presente in collezioni private italiane e non tra cui Huawai di Hong Kong.
BIOGRAFIE DEI FOTOGRAFI
FRANCESCO BIANCHI (Bergamo, 1989), vive e lavora a Bergamo. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, in Restauro e Conservazione dei Beni Culturali (2012) e in Arti Visive (2017). Di stampo iperrealista, si interessa alla fotografia come alla pittura e alla scultura, dedicando particolare attenzione alle tecniche esecutive antiche. La formazione artistica come fotografo e il parallelo impegno lavorativo come restauratore estremizzano una già maniacale cura per il dettaglio e un’attenzione alle relazioni tra diversi materiali e dissonanti identità formali. Tale deformazione professionale condiziona anche il percorso di studi più propriamente artistico già durante il biennio magistrale in Arti Visive: le conoscenze teoriche e pratiche acquisite nel primo percorso di studi finiscono per interagire con le istanze inerenti una propria poetica artistica che si incardina attorno al concetto di lacuna/mancante e lacuna/apparente in simmetrico dialogo con il rapporto vero/falso. Una speculazione che trova riscontro pure in alcune pubblicazioni, quali – nel 2018 – “Gli anticonformisti? Assomigliano agli alberi nei boschi”, Blog personale di Elisabetta Corrà.
PARIDE CARRARA (Bergamo, 1992), vive, lavora e studia a Milano. Si laurea all’Università degli Studi di Milano in Mediazione Linguistica e Culturale (2015) ed è laureando in Scienze Politiche e di Governo (2018). Estraneo al mondo dell’arte si interessa alla fotografia dapprima come strumento di reportage di numerosi viaggi e perché attività di famiglia. Prettamente studioso autodidatta della tecnica, della composizione e della luce partecipa ad un corso tenuto dal fotografo Giorgio Fossati (2016) e successivamente si perfeziona presso Officine Fotografiche – Milano, seguendo i corsi di Alessandro Gandolfi (2017). Interessato sia al reportage, che alla foto compositiva da studio, predilige l’incontro furtivo con l’immagine trascorrente per farne oggetto di uno stupore percettivo.
DANIELE DI STEFANO Genovese di nascita (1964), frequenta la scuola d’Arte a Roma. Il primo lavoro gli consente di comprare la sua prima macchina fotografica. Del linguaggio visuale oltre alla forma e la composizione apprezza la caratteristica di essere cross-culturale di immediatezza espressiva. Vive e lavora a Firenze come freelance nel settore della comunicazione e come fotografo e videomaker realizza reportage, video e fotografie. Le sue realizzazioni non riguardano solo le necessità funzionali del proprio lavoro, la fotografia in particolare, non è solo lo still life per rappresentare un prodotto nelle sue campagne pubblicitarie, serve invece come espressione artistica personale, come strumento di conoscenza e comunicazione, come mezzo di indagine, come sistema di introspezione e più raramente anche solo come forma documentaristica. Pubblica frequentemente sui social network e tiene corsi di fotografia per il web. La sua sperimentazione visuale coinvolge frequentemente le nuove tecnologie. Se c’è qualcosa di nuovo, state certi, lo ha già provato. Tuttavia le sceglie non per le loro prestazioni, ma come possibili strumenti espressivi paritetici a qualsiasi altro e li assume per quello che possono offrire per implementare il proprio “fare”, avvicinandolo alle sperimentazioni artistiche.
MARCO FILIPPO GABBANA nato a Milano nel 1993, ha studiato al liceo artistico U. Boccioni. Sin da giovanissimo è amante dell’arte e della fotografia, si diletta nel tempo libero a scattare. Partecipa a mostre ed eventi, tra cui l’asta benefica realizzata da CAF onlus in collaborazione con Sotheby’s.
MAURIZIO GABBANA nato a Milano, 1956, autodidatta, è oggi un artista della fotografia accreditato. Ha creato una sperimentazione fotografica richiamante, nei suoi singolarissimi termini, un’eredità del Futurismo, attualizzando nel proprio lavoro le sue ricerche futuristiche incentrate su ciò che egli chiama “Dynamica Spazio Temporale”, le quali prendono forma attraverso scatti tutti in macchina (soprattutto in digitale), mentre i suoi scorci “notturni” sono scatti analogici e si concretano in una dimensione metafisica, dove magia e sentimento si intrecciano intimamente. Ha partecipato come “special guest” a Florence Biennale nel 2013, al Mia del 2014, alla Biennale di Venezia 2015 e a quella di Salerno 2016. L’ultima sua presenza a una manifestazione internazionale lo porta in Russia, alla Biennale di Mosca 2018. Predilige come scenari o set fotografici le città con le loro architetture e l’intensità di una vita collettiva affatto particolare, come testimoniano gli originali reportage dedicati a Milano, Venezia, Firenze, Roma, Torino, Bari, Parigi, Londra, Barcellona, New York, Dubai, San Pietroburgo e Mosca.
HELYIA R. HAGH – (Teheran, 1992) Artista si dedica sia alla grafica d’arte che alla fotografia. Il suo lavoro artistico è ispirato sia dalla poesia che dalla filosofia, facendo dialogare le proprie conoscenze tecniche con le più varie implicazioni culturali e, in particolare, suggestioni tratte dalla storia dell’arte sia italiana che persiana. La sua poetica è orientata a porre sullo stesso piano istanze simboliche e inferenze tecnologiche azzardando esiti visivi nuovi. Partecipa a mostre e concorsi tra cui: nel 2016 presso La Stamperia Sotterranea; nel 2017 una mostra personale presso il museo Mudec di Milano e ad alcune esposizioni e concorsi all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano.
BEAT KUERT (Zurigo, 1946) – si esprime come filmaker, regista indipendente, documentarista. Dal 2005 si concentra sulla fusione tra linguaggi espressivi differenti, lavorando principalmente su video e performance insieme al collettivo dust&scratches. La sua prima performance, Donna Carnivora, è stata presentata a Venezia presso la Scoletta dei Battioro e Tiraoro, nel 2007. Ha esposto il progetto Destroyed Lines a Pechino (Yuanfen Flow ed Imagine Gallery, 2010) e la serie fotografica Wunderkammer alla M&C Saatchi Gallery di Shanghai (2012). Nel 2013 è stato invitato come ospite d‘onore alla IX New Florence Biennale con la sua prima installazione site-specific Et Sic in Infinitum. Nel 2015, nell’ambito della 56^ Biennale d’Arte di Venezia, a Palazzo Bembo ha presentato l’installazione site specific FaultLine / TimeLine. Biennale 2017 “Good Morning Darkness”. Ha partecipato all’evento Insight in Braidense, presentando il 16 novembre 2017 presso la Sala Maria Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense, il proprio volume Beat Me. A Pictorial Requiem to Hallucination and Desire (Amsterdam, 2017).
ROBERTO RICCI (Napoli, 1950) Cresce in uno dei quartieri popolari della sua Napoli, segnati dalla povertà e da una microeconomia tipica del dopoguerra. Questo lo spingerà inesorabilmente alla ricerca di una affermazione della irrinunciabile dignità dell’uomo che in qualche modo è sempre presente nei suoi scatti fotografici. Inizia presto a lavorare saltuariamente nel sottobosco della fotografia commerciale (foto tessere, cerimonie, perizie ecc.), prima di essere assunto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in qualità di fotografo. Nei 38 anni trascorsi operando per conto di questo Ministero nei laboratori fotografici delle Soprintendenze (da Napoli a Milano) ha svolto rilevanti campagne fotografiche, collaborando con figure di assoluto rilievo, confrontandosi con studiosi e operatori culturali che hanno contribuito fattivamente all’evoluzione della stessa identità e dell’impegno svolto per il Ministero a favore della tutela e valorizzazione del più ricco e complesso giacimento storico-artistico e monumentale d’Europa, se non a livello globale. Questo gli ha permesso di acquisire un’esperienza particolare, una sensibilità peculiare nei confronti delle opere d’arte e dei monumenti, di ogni emergenza architettonica di valore storico. L’affermazione di una propria espressione artistica affidata al medium fotografico è stata un parto annunciato, strettamente correlato a questa pluriennale attività di catalogazione e di ricerca e ha finito per privilegiare, in un linguaggio esclusivamente analogico, l’umanità vivente quale inimitabile portato di valori e sfide che, nella sua poetica, si traducono in un’identità: ogni prodotto estetico è in sé intrinsecamente un’affermazione etica. Per questo la sua fotografia cerca di dare sostanza visiva al nobilitante connubio, facendosi poesia sommessa e tuttavia in sé rivelatrice.
ROBERTO ROSSO (Varallo Sesia, 1956), ha Cattedra di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, è titolare del Corso di Fotografia per Beni Culturali alla Scuola di Restauro di Brera e Direttore della Scuola di Nuove Tecnologie per l’Arte dell’Accademia di Brera, Milano. La sua formazione culturale comprende gli studi di Architettura, presso il Politecnico di Milano, integrati a quelli di Scenografia, disciplina con cui otterrà il diploma all’Accademia di Belle Arti A.C.M.E di Novara. L’attività di fotografo lo impegna in vari ambiti con particolare riferimento ai Beni Culturali, collaborando con le Soprintendenze, i Restauratori, la Riserva del Sacro Monte di Varallo, le Case Editrici, tra cui l’Istituto Geografico De Agostini, per il quale ha eseguito diversi reportage di Architettura e di Geografia. Contemporaneamente sviluppa il lavoro nel campo della pubblicità, partecipando a numerose campagne di comunicazione pianificate da diversi gruppi industriali di rilievo internazionale attivi in settori come la moda e il design. Espone i suoi lavori in diverse mostre d’arte contemporanea. Un approfondito studio della scansione digitale e la conoscenza dei programmi di manipolazione delle immagini, gli consentono di operare nel settore del restauro virtuale, ottenendo ampi riconoscimenti e risultati di singolare interesse. Affascinato dalla dinamica del movimento, indaga la relazione spazio-tempo, escogitando meccanismi e tecniche innovative nella formulazione di nuovi contenuti ed estetiche delle immagini fotografiche e filmografiche. L’interesse per il rapporto tra musica e immagine, lo spinge a estendere le sue ricerche intorno allo spazio tridimensionale, ampliando gli studi sulla scenografia nell’intento di elaborare l’allestimento di un futuro teatro multimediale.
CORRADO SACCHI nel 1965 nasce a Firenze perché la riteneva la miglior città possibile nel mondo per avvicinarsi ad una educazione artistico-visiva. Fondamentali non sono stati gli studi all’Istituto d’Arte che lo diplomarono in fotografia e pubblicità, ma la frequentazione, sempre a Firenze, del Centro Internazionale per lo studio dell’Arte, nel quale poi svolse numerosi lavori fotografici a fianco di prestigiosi artisti di livello mondiale. Dal 1997 è impegnato in un progetto denominato “Il Bel Tragitto” volto a ritrarre personaggi della cultura, dello sport e dello spettacolo, tra cui Emir Kusturica, Zubin Mehta, Giuliano Montaldo, Ivan Cattaneo, Moira Orfei. Come ebbe a dire il critico Rolando Bellini: […] Questo è Corrado, un concentrato di autoironia sprizzante acutezza, una capacità di sconcertarti e irritarti e al tempo stesso, divertirti e farti vedere, attraverso la sua fotografia, i confini della realtà in cui sogni, desideri, passioni, vero e falso, tutto si confonde e si fa presenza unitaria e straordinaria. Presenza e assenza come una immagine specchiata nello specchio di Alice.