Negli ultimi tempi sulle cronache cittadine e nazionali si scrive si commentano le vicende della “Franco Tosi” notissima fabbrica che affonda le radici nei secoli scorsi, famosa nel mondo per le turbine e la tecnologia avanzata, oggi in difficoltà più burocratiche che economiche, di cui si stanno occupando sindacati e tribunali. Noi vorremmo fare un passo indietro e fermarci al 1898,e più precisamente alla mattina 26 novembre, giorno in cui Giacomo Garuzzi giovane operaio di 21 anni sparò uccidendolo Franco Tosi patron dell’omonima ditta. Un delitto che scosse l’opinione pubblica, Franco Tosi, 48 anni era infatti un uomo di successo e la sua ditta contava allora 1200 dipendenti.
L’omicida un suo dipendente, un giovane senza famiglia, forse con qualche tara mentale, condannato l’anno successivo dal tribunale di Milano all’ergastolo, non chiarì mai il motivo del suo gesto.Nel frattempo e con il passare degli anni gli atti del processo e l’intera vicenda può essere ricordata solo attraverso le cronache dei giornali a qualche anziano che si ricorda per sentito dire. Garuzzi aveva atteso Franco Tosi, in ritorno da Milano in treno, alla stazione di Legnano, lo aveva seguito protetto dalla nebbia e non appena il Tosi varcò il cancello dell’azienda gli sparò cinque colpi della sua pistola a tamburo.
La morte di Franco Tosi che sicuramente in quel periodo era forse l’industriale più conosciuto al di fuori dei confini nazionali, lasciò nella costernazione non solo le famiglie dei dipendenti ma tutta Legnano,piccola e pacifica cittadina dell’alto milanese,certamente non abituata a simili violenze. L’industriale lasciava alla moglie Gina Schoc e ai cinque figli una grande azienda, la consorte legatissima al marito morì alcuni mesi dopo. I legnanesi ancora oggi si chiedono perchè Garuzzi avesse assassinato il suo padrone, che gli aveva dato i soldi per vivere e gli aveva garantito il pane da mangiare. Molte sono le versioni nate anche dalla fantasia popolare.
Garuzzi era nato il 6 gennaio 1877. La madre Rosa Meduzzi, una lavandaia di Milano morta durante il parto, l’identità del padre non fu mai stabilita anche se da un indagine compiuta dal brefotrofio dove il bimbo era stato abbandonato, accreditò l’ipotesi che il padre fosse un cugino storpio della lavandaia,una storia di miseria, cominciata male e finita nel sangue.Il giovane Giacomo fu affidata a una famiglia del legnanese a 14 anni venne assunto dalla Franco Tosi come spedizioniere. Sette anni dopo commise quel delitto per una rivendicazione salariale; Franco Tosi avrebbe infatti pagato meglio un compagno di lavoro di Garuzzi il quale se la legò al dito. Garuzzi rimase in carcere 35 anni poi venne graziato. Il giorno in cui tornò libero una figlia di Tosi gli andò incontro e lo perdonò pubblicamente. Si trasferì in provincia di Brescia e di lui non si è saputo più nulla.