Lo spirito o l’etica pubblica che dobbiamo promuovere è quello che può ispirare le scelte pubbliche in una società aperta. E’ cioè una società costituita sulla liberta’ dei suoi membri, sulla libertà personale di tutti i suoi cittadini. La cultura politica che ci ispira ha il merito di aver riproposto l’esigenza di una riforma delle nostre società riattivando la riflessione sui fini e sulle procedure del nostro contratto sociale nella presunzione che sia possibile migliorare insieme le condizioni di libertà e di giustizia e non per pochi privilegiati , ma per il più grande numero di cittadini. Questo richiede, almeno in principio, non tanto battaglie culturali a suon di “organizzazione”degli intellettuali, quanto un pensiero nuovo, libero e socialmente comunicativo, la fiducia nella modernità in quanto dimensione in cui per la prima volta nella storia del mondo convivono e competono, comunicando, molti popoli liberi perchè milioni di individui hanno costruito società aperte, capaci di progressi in tutti i campi e perchè il mondo è stato unito dall’economia, dall’informazione, dall’ecologia, dalla conoscenza scientifica del globo diffusa in milioni di esseri umani. Fondare l’etica pubblica in una società aperta nell’individualismo è un tentativo non soltanto compatibile ma del tutto coerente con una visione democratica e progressista.
L’individualismo di cui parliamo non è il trionfo della borghesia, l’esaltazione dell’egoismo, il ritorno al privato. Parliamo dell’individualismo come criterio di giudizio, ci riferiamo a una visione umanistica anche se non tradizionale; a quel maturo e civile individualismo che consiste nel vedere gli altri come sè, come possibilità anzichè come limite o come minaccia. Con quello che bolle in pentola, dopo il coronavirus, in un pianeta così popolato di esseri umani e di armi antiumane, continuare a minacciarsi invece di cooperare è sicura follia, perchè alla fine si ritorna sempre alla vita e alla morte dei singoli, ai loro piani di vita, a vantaggi e svantaggi, a possibilità e rischi, a sicurezza e insicurezza che si concercano e si declinano come casi, vita vissuta, esperienze personali prima di diventare categorie, interessi, leggi, gruppi, classi. La democrazie è il fondamentale di tutto o quasi tutto, salvo ciò su cui a sua volta si fonda e cioè la libertà degli individui; e io sono libero quando in una comunità riconosco liberi gli altri e gli altri riconoscono libero me. E’ per arbitrare pacificamente la disparità di interessi e di opinioni individuali, anzichè subire tirannie, oligarchie e demagogie, si ricorre alla democrazia e al criterio maggioritario che meglio le organizza.
In Italia si governa in nome del popolo italiano anzichè disporre di un governo eletto del popolo, dunque c’è una democrazia rappresentativa, ma non c’è quel potere politico e quella libertà politica dei cittadini che consiste nella partecipazione di ciascuno alla elezione diretta del proprio governo. I cittadini danno mandato a migliaia di senatori, deputati , consiglieri regionali e di fatto rinnovano il potere dei partiti, dei movimenti, ma non eleggono mai direttamente i governi, le amministrazioni, le giunte e neppure determinano in modo vincolante quale sarà la maggioranza e quale l’opposizione. Rendere visibile la maggioranza democratica dei cittadini dell’Italia che cambia e promuovere una forma istituzionale che li possa rappresentare è il compito del futuro parlamento. Ripensare senza timore la possibilità di regole migliori, imparziali, giudicate e condivise da un popolo che ha ormai la maturità per scegliere e non più, solo, il partito o movimento, ma anche quale costituzione, quale sistema elettorale quale tipo di Repubblica vuole in questo inizio del nuovo secolo. I cittadini devono essere resi tutti consapevoli dei problemi e della possibilità di rinnovare la Repubblica nella libertà e nella giustizia, nella democrazia di una società aperta e moderna, nella piena espressione della sovranità popolare, attraverso il sistema istituzionale complesso e controllato che meglio risponde ai requisiti: l’efficacia dei Governi, l’efficacia delle pubbliche amministrazioni, l’equità nelle relazioni tra cittadini e stato. D’altra parte in un certo senso ci aiuta proprio la complessità; esistono infatti tutt’ora e tutt’oggi, classi sociali tra loro diverse e talvolta antagoniste, così come esistono e sono giustificate tradizioni politiche e politiche diverse nell’area laico-liberale. A differenza di Benedetto Croce, oggi più che mai è importante una sintesi liberal-socialista che non è l’antitesi di libertà e uguaglianza; del resto si tratta di figure politiche prima che di concetti astratti. Una sintesi politica mobile e operativa delle esigenze sociali di giustizia ed equità e dei vari bisogni individuali di libertà e di garanzia. Tutto questo c’è nella cultura italiana, questo c’è nella storia e nell’avvenire del nostro paese e questo è il ritorno al futuro di una prospettiva liberal-socialista. Per questo la scommessa non può vivere senza rinnovare in un certo senso , ritornare alle radici, all’Italia del Risorgimento che sono le stesse che hanno fatto l’Italia della Resistenza e che devono avere il coraggio di fare l’Italia delle riforme, il coraggio di rinnovare finalmente la Repubblica.
Castiglione Olona 6 maggio 20
Città Nuova