Dal Canton Ticino arriva una storia che merita di essere raccontata.
Succede che quattro giornalisti di un giornale molto apprezzato in Ticino, il Caffè” si ritrovino davanti al giudice per aver scritto di un intervento chirurgico riuscito male. Ne è nata una protesta civile a difesa della libertà di stampa con un appello sottoscritto da molti cittadini e anche noti esponenti politici di tutte le tendenze.
“La libertà di stampa e con essa le inchieste giornalisti che sono intoccabili come l’altro cardine della nostra democrazia: la divisione dei poteri. Per questo non condivido l’intervento di chi sul caso del “Caffè” e il ruolo della magistratura si è rivolto al governo” così si è espresso Gabriele Genotti ex ministro alla Cultura della vicina Confederazione sul caso Caffè. Una protesta che scuote la comunità ticinese poco incline a risse o a toni accesi nei dibattiti, ma attenta sempre alla tutele delle libertà individuali e collettive. L’intenzione della Procura svizzera di processare i quattro giornalisti che hanno realizzato l’inchiesta sull’errore medico alla clinica S.Anna di Sorengo, rinomata struttura medica Vip, scelta anche da Barbara Berlusconi per partorire i propri figli, imputati tra l’altro di diffamazione e concorrenza sleale per aver dato troppo risalto a un caso di mala sanità avvenuto nel luglio del 2014.” Lugano, asportato un seno per errore, un giornale denuncia la clinica Vip e in tribunale finiscono i giornalisti “questi i fatti. Potremmo pensare che i nostri vicini non gradiscano molto che i cronisti ficchino il naso nella male sanità (patrimonio italiano!) tanto è vero che li mandano sotto processo. Non che la cosa ci stupisca più do tanto se non fosse che i fatti avvengono nella “civile” Svizzera. Del resto la libertà di stampa è sotto attacco in molti paesi dagli USA di Tramp, alla Turchia di Erdogan all’Italia di Grillo che vorrebbe addirittura le liste di proscrizione per i giornalisti che si permettono critiche. Ovvio che il potere a qualunque livello e non solo politico, preferisca una stampa sempre ossequiosa e giornalisti che non facciano domande scomode, ma oggi assistiamo a una preoccupante tendenza autoritaria che vorrebbe devitalizzare il diritto d’informazione e quello di essere informati.
L’ondata mondiale del populismo sta generando nuove forme di autoritarismo in una società sempre più tendente a chiudersi e che vorrebbe mettere sotto tutela i cittadini.La storia ci insegna che negli anni del fascismo e del nazismosi bruciavano i libri e si distruggevano le tipografie dei giornali non allineate al regime.
Intervistato l’ex ministro svizzero della socialità Pietro Martinelli a proposito della vicenda “Caffè” ricorda che stiamo vivendo un’epoca di cambiamenti travolgenti che investono la vita di tutti per cui si fa fatica a leggere la realtà attraverso i valori e le regole del passato. Manca un progetto per governare i cambiamenti per cui c’è un complessivo disorientamento e su questo vuoto si innestano pulsioni autoritarie che investono anche la libertà di stampa, l’autonomia e l’indipendenza dei giornalisti. E’ una deriva estremamente pericolosa.