Masolino a Castiglione Olona -un capolavoro anomalo, storicamente immotivato, stilisticamente privo di risonanze, esito altissimo di una ricerca di linguaggio isolato, fine a se stesso, forse avvertita come tale già nel momento stesso del suo manifestarsi, un’opera da analizzare al di fuori di un organico discorso di storia della cultura. All’interno del discorso pittorico toscano, Masolino non può non apparire un fenomeno ritardatario e anacronistico; molto più agevole sembrerebbe l’inserimento degli affreschi di Castiglione nel quadro storico della regione che li ospita, la Lombardia. E’ il momento della massima espansione del linguaggio di Michelino da Besozzo, a Brescia di Gentile da Fabriano, a Pavia di Pisaniello; il linguaggio regionale è ancora pienamente gotico, l’intonazione dichiaratamente cortese, le matrici stilistiche analoghe a quelle di Masolino-.
Masolino è il primo artista toscano che opera e lascia traccia di se in Lombardia, è il primo che ha l’occasione di mettere in un ideale confronto due tra le più vitali realtà pittoriche del primo ‘400, un confronto che poteva ritenersi estremamente fruttuoso, anche e soprattutto per il linguaggio non estremistico di Masolino, gotico nell’anima anche se informato di novità rinascimentali. Nella realtà si tratta di una grande occasione storica perduta, è un incontro puramente anagrafico e Masolino resta a sè come un fiore di serra. L’esecuzione degli affreschi, che vide tra l’altro la partecipazione di altri pittori toscani, rimase all’interno di una cerchia ristrettissima, Palazzo Branda, Collegiata e Battistero. All’isolamento geografico, corrisponde quello politico culturale: la formazione intellettuale e culturale del cardinal Branda non è lombarda, Castiglione non è per lui ne un centro di potere ne un’occasione politica, è un “refugium” più che una corte, Castiglione appare quindi come città ideale, in un certo senso analoga a quella di un altro prelato del ‘400 Pio II Piccolomini, che si farà costruire Pienza; in tutt’altra temperie culturale, ma esattamente come il Rossellino,fallì di fatto nel tentativo di trasformare un borgo rurale in una città rinascimentale. – perchè l’economia agricola locale isolò i palazzi trasformandoli in incantevoli fossili urbanistici- Così Masolino si trovò prigioniero di questo ambiente ristretto, isolato e distinto dalla regione che lo circonda, nato per decisione di un prelato “forestiero”, in una cittadina senza sbocchi e tradizioni, in un contesto culturale che non conosceva e su cui non poteva influire, l’opera di Masolino sbocciò come un fiore di serra, e come tale non fruttifica e non appassisce: così ci è stata consegnata nel tempo. Queste considerazioni valgono per ciò che riguarda la collocazione storica degli affreschi di Castiglione, il loro significato nella storia della cultura e in discorso non è inficiato ma semmai conforme, dal riconoscimento della loro complessità linguistica. Gli affreschi di Castiglione, costituiscono non solo uno degli esiti più affascinanti dell’intera civiltà italiana del ‘400, ma anche il raggiungimento più alto dello stesso Masolino, una punta d’arte mai attinta ne prima ne dopo, nel lungo vagabondare tra Roma , Firenze, l’Umbria e l’Ungheria. La critica ha giustamente sottolineato i molteplici legami che saldano gli affreschi di Castiglione a precedenti opere ed esperienze masioliniane e il Salmi già nel 1948 elencava minutamente gli apporti della distorta, più che incompresa,collaborazione con Masaccio. La ripresa di schemi impegnativi e narrativi usati in S.Clemente a Roma, la chiarezza tutta toscana della descrizione degli atti, dei costumi, dei personaggi; ma come ignorare che in alcune scene, le principali- il Battesimo di Cristo, il Convitto di Erode- il paesaggio si allarga improvvisamente in un apertura inusuale in Toscana e lascia irrompere una luce fredda e limpida che Masolino aveva sempre ignorata e che costituisce il precedente necessario per quell’incredibile paesaggio pieno di colline ondulate e rocche aguzze, che occupa una parete intera interna di Palazzo Branda Castiglioni? E’ una luce lombarda che emana da un paesaggio Lombardo. Così l’opera di Masolino ,toscano portato dal caso in terra nordica, ci appare per quello che è veramente: un capolavoro della civiltà, se non della cultura, di Lombardia.