Se è vero come sostengono i teorici dell’economia, che le futuro del nostro paese non può prescindere dal fattore turistico sarebbe utile vedere quali sono le possibilità che la provincia di Varese può mettere in campo.
L’offerta turistica del territorio varesino, variamente composta si può distinguere per comodità di esposizione in due parti.
Offerta di base: fattori naturali, infrastrutture generali, rapporti socio culturali.
Offerta derivata: strutture ricettive, sportive e ludiche, organizzazioni pubbliche e private della promozione territoriale e della commercializzazione del “prodotto turistico”.
I fattori naturali costituiscono la base su cui poggia la possibilità di attrazione turistica, essendo l’ambiente nel suo complesso non danneggiato con paesaggi e scorci di suggestiva bellezza, così i lungolaghi e le relative infrastrutture, i centri storici, le piazze, le chiese, gli edifici,la naturale configurazione collinare con un’offerta culturale diversificata, rappresentano importanti elementi di attrazione.
La pochezza della durata media dei soggiorni impone però un’azione di marketing mirato, capace di modificare l’immagine turistica consolidata. Emerge pertanto chiara la necessità di procedere a una pianificazione turistica globale del territorio che tenga conto degli equilibri esistenti. Nel territorio infatti esistono molte potenzialità ed è per questo motivo che si rischia,in assenza di programmazione, uno sviluppo incontrollato foriero di un uso distorto del territorio stesso. Il turismo non può più svilupparsi in maniera spontanea, pena il degrado dei luoghi e del “vissuto”, va ricondotto in una logica di piano che sia in grado di contemperare l’esigenza degli “indigeni” e le aspettative dei “forestieri”, nel rispetto della natura e dell’ambiente. In tale direzione provvedimenti tendenti alla difesa del paesaggio, al restauro e conservazione dei beni monumentali, alla razionalizzazione dell’uso del suolo, alla realizzazione di particolari strutture sono quanto mai necessarie ma non sufficienti a garantire reazioni di segno positivo.
Sul fronte poi del disinquinamento e nella protezione dell’ambiente, nonostante il pesante carico antropico e la realtà industriale della provincia nell’ultimo decennio sono stati compiuti passo da gigante non solo nelle opere,ma soprattutto nella cultura e nella coscienza, ma non bastano ancora ai fini turistici. Un lago balneabile a tratti, un ambiente deturpato, una zona rumorosa, non sono vendibili sul mercato del turismo. Altrettanto dicasi per il discorso viabilità; alcuni punti critici nei fine settimana e nei centri storici non atti a sopportare l’intensità del traffico automobilistico anche per la mancanza di una rete pubblica di trasporto che possa garantire i collegamenti.L’obiettivo,dunque, per l’immediato è non un turismo di massa che nella sua marcia invade e travolge le contrade più ricche dal punto di vista naturalistico e monumentale,spesso indifferente verso coloro che vi dimorano, bensì un turismo naturalmente qualificato che nel rispetto dell’ambiente e del “vissuto” e nell’incontro tra ospite e ospitante dà vita a un nuovo paradigma comportamentale.
Si tratta di aprire la strada a un turismo dal significato più ampio che diventa occasione di crescita culturale e sociale, di conoscenza e confronto e di miglioramento della qualità della vita. La condivisione di questa ipotesi non comporta lo sconvolgimento dell’odierno assetto strutturale turistico, anzi ne raziona l’uso ma richiede però un’evoluzione nei comportamenti e un diverso modo di proporre l’offerta turistica. Richiede una programmazione politica e la scelta di obiettivi per consentire a chi investe di remunerare al giusto saggio il proprio investimento e il proprio lavoro.