Con il termine “cultura di Golasecca” si abbraccia tutto l’arco della prima età del ferro in Lombardia, ed essa rappresenta la prima forma evoluta di un mondo artigianale dove incontriamo caratteristiche già delle società storiche, come l’uso specialistico dei vari materiali per la costruzione di oggetti e l’adeguamento del territorio alle esigenze umane. Se già con il finire dell’età del bronzo in Lombardia si notavano fermenti sociali ed economici in crescita, nella prima età del ferro nasceva una grande società organizzata politicamente ed economicamente tra i fiumi Sesia e Adda, con grandi insediamenti soprattutto sui laghi Maggiore e di Como. Il primo periodo va dunque dall’800 al 600 a.C., il secondo dal 600 al 450 a.C. e sono rispettivamente caratterizzati dalle capanne a terrazzamento sul fiume e dalla lavorazione di ferro e ceramica, avendo in comune la società o clan divisa in numerose famiglie, un’economia basata su pastorizia e agricoltura e l’uso funerario della cremazione. I carri a due ruote, gli elmi a calotta e gli schinieri anatomici, ritrovati in zona Sesto Calende, sono elementi che troviamo anche nella cultura etrusca, picena e slovena, mentre le spade hanno un preciso riferimento alla cultura hallstattiana, da una località austriaca. Ne leggiamo quindi un popolo di grande comunicazione.
Tra i ritrovamenti più significativi di Golasecca ci sono le caratteristiche sepolture collettive- di cui è possibile vedere nel bosco tra Golasecca e Sesto Calende un cromlech e un allineamento- risalenti alla prima età del ferro (VIII-VII sec. a.C.), scoperte in località Monsorino, e un tipico corredo funebre del primo periodo, costituito dall’urna biconica fittile decorata a denti di lupo incisi e dal vasetto accessorio proveniente dal territorio di Sesto. Del secondo periodo è invece un altro corredo da sepoltura comprendente tra le altre cose un’urna fittile in pietra ollare, una ciotola coperchio, un vasetto accessorio in ceramica traslucida, due fibule di bronzo, un coltello di ferro. Dai dati archeologici emerge la caratteristica dell’insediamento di Golasecca con le vicine Castelletto e Sesto Calende. Solo nel VII-VI sec. a.C. si notano influenze di centri propulsori diversi, ma senza i forti esiti che le stesse trasformazioni ebbero nei gruppi tosco-laziali dove le culture preistoriche locali si avviavano verso la nascita della civiltà etrusca. Sulle sponde del Ticino la cultura di Golasecca semplicemente si esaurì, terminando con l’abbandono dei luoghi e l’insediamento verso nuovi centri della pianura.
Nel museo archeologico “Antiquarium” in un’ampia sala sono presenti reperti delle tre età fondamentali della civiltà di Golasecca; pezzi che vanno dal lucido al traslucido, fibule in ferro e in bronzo, scavi lungo la strada boschiva che conduce a Sesto Calende. Un primo periodo della Civiltà di Golasecca è da ascriversi tra il X e VII sec. a. C., il secondo dal VI in poi, e di entrambi troviamo traccia nel museo. I ritrovamenti di numerosa strumentazione tecnica e poca strumentazione armamentaria -condivisi con quelli di Sesto Calende- fanno supporre che questo gruppo di antenati vivesse pacificamente, dedito esclusivamente alla sussistenza e allo scambio fatto di allevamento e agricoltura, di elaborazione di fibra animali e vegetali per uso domestico. Oltre al gusto per il vestiario, ricco di accessori e particolari, spicca la lavorazione del bronzo: i motivi sono quelli rifacentesi al repertorio etrusco, interpretati in chiave locale.