…..Il Vayer, esaminando l’iconografia degli affreschi della cappella del Sacramento in S.Clemente , ha messo in luce l’importanza della partecipazione diretta del cardinale Branda nell’ideare la composizione. La probabilità di analogo intervento del Cardinale è certo anche per l’intero progetto degli affreschi a Castiglione Olona, ove si incontrano rappresentazioni nelle varie scene raffiguranti la vita del Battista che riflettono la personalità del mecenate e la sua posizione nel mondo religioso e politico. La rappresentazione dell’Urbe sopra la porta d’entrata del Battistero- oggi quasi scomparsa- fu interpretata dagli studiosi come l’intento del Cardinale di raffigurare la Città Eterna a cui la sua attività fu legata in qualità di titolare di S.Clemente. Riflettendo sul sul momento storico si trova pure un significato simbolico della rappresentazione: l’Urbe presentata sopra la porta d’ingrasso e proprio difronte alla figura di Cristo che solleva le mani in un gesto di benedizione palesa la fedeltà del Cardinale nella Chiesa Cattolica istituita da Cristo e l’affermazione dell’egemonia di Roma, devastata e abbandonata durante l’assenza del Papato da essa e durante lo sconvolgente scisma d’occidente. Il primo compito di papa Martino V, rientrato nell’Urbe il 9 settembre 1420, fu quello di ricostruire la Città Eterna, simbolo della cristianità e aderendo alla volontà del Papa anche il Branda si affrettò a restaurare cappelle e chiese. La Chiesa poi dovette affrontare un altro problema: nei paesi oltremontani insorgeva l’eresia ussita: Il cardinal Branda , che fu uno dei diplomatici più in vista della Chiesa romana, fu inviato come ambasciatore nel regno di Boemia e nella marca di Moravia contro gli Ussiti e convertì gli eretici facendoli tornare nel seno della Chiesa cattolica. L’Urbe dipinta in Battistero, dunque, appare, sotto gli occhi del Cristo battezzato, come la vera città di Dio. Così il Padre Eterno, attorniato dagli angeli adoranti, raffigurato sulla volta a botte, sotto cui si celebrava la Messa, appare un significato simbolico; oltre che pronunciare il Suo compiacimento verso il Figlio diletto accoglie nello stesso momento il sacrificio della Messa.
Sul finire del 1431 la Collegiata di Castiglione Olona non era ancora affrescata, come ha chiarito la scoperta fatta da Foffano della lettera del Pizolpasso, allora vescovo di Pavia, al cardinale Cervantes in data 5 gennaio 1432. Il Pizolpasso, che fu presente all’incoronazione di Sigismondo a Milano, il 25 novembre 1431, si recò a Castiglione dopo la cerimonia e scrisse la lettera in cui raccontava tutte le cose viste nel borgo, precisando tra l’altro che nella Collegiata “le pareti spiccavano per un uniforme colore bianco”. Dopo l’incoronazione Sigismondo si recò a Piacenza accompagnato dal Branda e si fermò fino al marzo 1432. Il cardinal Branda nel frattempo attraversate le Alpi, raggiunse le assise conciliari di Basilea, ove dal 18 agosto al settembre/ottobre del 1434, fu uno degli uomini più importanti, occupando il seggio della presidenza del Concilio, in assenza del cardinale Giuliano Cesarini. Ora sappiamo che Masolino il 1° novembre 1432 era a Todi, ove ricevette il pagamento per l’esecuzione di un dipinto, questo ci fa supporre che l’arrivo dello stesso in Lombardia sia posteriore a questa data, in cui del resto il Branda si trovava a Basilea. Il Cardinale lasciato il Concilio, tornò in Italia e raggiunse papa Eugenio IV che si trovava a Firenze, ove il 10 agosto 1435, con il marchese di Ferrara Niccolò III d’Este e con il cardinal Cervantes, pronunciò la sentenza arbitrale che ristabiliva la pace tra il papa, alleato con la lega Firenze-Venezia e Filippo Maria Visconti, duca di Milano. Durante questo soggiorno fiorentino il cardinal Branda ottenne dal duca di Milano, in data 7 giugno 1435, la licenza di riedificare il Castello nella località di Castiglione Olona, l’11 ottobre dello stesso anno è finalmente documentata la presenza del Cardinale a Castiglione.E da qui partiamo per una verifica storica. (continua)