Nel 1435 il pittore Tommaso di Cristoforo Fini detto Masolino da Panicale arrivò a Castiglione Olona chiamato dal Cardinal Branda per affrescare la Chiesa, il Battistero, il Palazzo al centro del borgo medioevale, da secoli roccaforte delle sua potente famiglia…omissis……..Il paese aveva traversato, ignoto al mondo quattro secoli, quando un suo figlio di umile origine, Santino Mazzucchelli, reduce nel 1849 dalla prima guerra d’indipendenza, pensò di utilizzare un vecchio mulino lungo l’Olona per far girare le ruotr di un modesto pettinificio e bottonificio. Se non è leggenda, tutto il suo capitale consisteva in un marengo d’oro.
La materia prima era l’osso o il corno, l’energia motrice quella generata dalla corrente dell’Olona, la stessa che si vede fremere tra le gambe infreddolite di Gesù nell’affresco di Masolino tornato in luce nel Battistero: l’Olona come il Giordano, nella trasposizione del pittore che il paesaggio lombardo e prealpino aveva per una volta staccato dalle sue invenzioni prospettiche. Non in rapporto con l’eterno come Masolino, ma in stretta connessione col proprio tempo e con le esigenze del secolo, Santino Mazzucchelli chiamava al lavoro e alla produzione industriale gli antichi sudditi del Cardinale. Molti anni dopo, il figlio di quel Santino, Pompeo, succedutogli nell’impresa,sostituì alle materie prime naturali un prodotto chimico appena scoperto, la celluloide.
Nel 1907 l’industria castiglionese occupa mille operai ed esporta i suoi prodotti in tutto il mondo. Nel 1912 Pompeo Mazzucchelli venne nominato Cavaliere del Lavoro. Nel 1918 il figlio di Pompeo, Silvio, entrato nell’azienda, portò nell’industria paterna nuove e più aggiornate tecniche di lavorazione, seguendo il progressivo evolversi dei materiali. Silvio, che rappresentò la terza generazione dei Mazzucchelli, fu in qualche modo la reincarnazione del Cardinale Branda, anche se non ne discendeva direttamente nè indirettamente, ma solo in quanto anche lui sbocciato alla vita e alle imprese nel piccolo borgo, ormai assunto a simbolo di civiltà e di progresso.
Silvio Mazzucchelli sposò nel 1924 Maria contessa Castiglioni, discendente d’un nipote del Cardinale Branda, al quale l’illustre zio aveva assicurato il feudo di Venegono Superiore con titolo di conte. Riallacciato così alla stirpe del Cardinale e alle lontane fortune del borgo, Silvio, nominato Cavaliere del Lavoro come il padre-coso forse unico nella storia dell’istituzione- si dedicò tutta la vita allo sviluppo, al potenziamento e all’espansione internazionale dell’industria fondata dal nonno Santino. Il campo d’azione fu il mondo intero, dagli USA, all’Australia. Fornito di una puntigliosa cultura tecnica ma anche umanistica, seppe unire alle iniziative industriali i più alti diletti intellettuali. Nelle serre della Villa di S. Pedrino acclimatò migliaia di orchidee che aveva raccolto in tutti i continenti, nel suo salotto accolse scrittori, studiosi e imprenditori di ogni genere. Non disdegnò neppure, da cittadino responsabile l’impegno politico. Per quasi una ventina d’anni fu presidente del Partito Liberale Italiano per la provincia di Varese.
Con la stessa competenza e diligenza con le quali presiedeva i consigli d’amministrazione, presiedette quelle piccole assise, comunicando alle nuove leve democratiche la passione e il metodo della libertà. Fu in quegli anni, che come segretario provinciale del PLI, una carica che non mi impediva l’esercizio letterario e quella modesta ascesa che ho compiuto nel campo della narrativa, venni in contatto col “dottor Silvio”. Il distacco che mi imponeva la sua dominante personalità, mi confinò nelle mie mansioni per qualche tempo, ma presto il “mio”presidente aprendo l’animo a un rapporto pieno di affettuosa comprensione, mi divenne guida e maestro, ottenendo da me quell’attaccamento e quella devozione che mi vede qui ora a ricordare “la cara e buona immagine paterna”.
Amico dei suoi figli e delle loro famiglie, ero stato accolto in quel suo S.Pedrino, dove dopo cena, davanti al caminetto,mi faceva improvvisare qualche racconto o mi induceva a leggere uno di quelli stampati e già noti, godendo sottilmente di quel calore narrativo che la sua finezza mentale sapeva attizzare non meno delle braci del camino. Acutissimo nel penetrare l’umana natura, sapeva riconoscere nella narrazione il prodigio naturale del fatto che si fa parola. Erano gli anni del Suo declino , pieni d’ogni dono dell’arte, ma insidiato dall’incalzar del tempo. Nel salottino dove mi riceveva per le incombenze “politiche”, una volta alzò lo sguardo alla finestra per non perdere lo spettacolo del tramonto che sfolgorava dietro il Monte Rosa. “Quante volte-disse con malinconia- lo vedrò ancora?” Lo contemplò per poco più di un anno, ma si avviò al silenzio con tranquillità, da lavoratore che aveva ben impiegato la sua giornata.
Nel 1968 aveva lasciato il posto alla quarta generazione dei Mazzucchelli, incalzava a sua volta la quinta, che è ora all’opera nel suo nome e nel suo esempio, ricca ormai di una tradizione che impone sempre nuovi slanci produttivi e inventivi. Pompeo e Silvio, due pionieri, si collocano nella storia dell’industria italiana a un posto di primato che l’azienda conserva tutt’ora sotto la presidenza di Franco Mazzuchelli, figlio di Silvio, che pur continuando una così alta tradizione, esprime le proprie facoltà creative anche nel campo delle arti dedicandosi con successo alla pittura.
Il Cardinale, nell’alto dei suoi beati regni, può essere contento.La semenza da lui sparsa nella piccola valle, i miracoli pittorici di Masolino, le nobili linee del suo palazzo e della chiesa di Villa, a distanza di secoli hanno fatto rifiorire il suo spirito illuminato e sapiente in opere di pace e di progresso.
ottobre 1986 Piero Chiara