L’inizio del secolo scorso, segna una svolta per Varese. Il processo di trasformazione avviato alla fine dell’800 riceve un nuovo impulso, non solo la città giardino ma l’intero varesotto mettono a frutto l’intraprendenza e la laboriosità degli abitanti, avviando quel processo di trasformazione che muterà completamente l’economia del territorio.
La vocazione turistica, già salda sul finire del secolo, ma soprattutto l’affermazione di molte realtà industriali e commerciali relegano l’agricoltura in una posizione secondaria e fanno del varesotto una zona ricca di fermenti, capace di richiamare l’attenzione del Paese e dell’Europa intera. Giocano a favore di questa nuova realtà industriale e commerciale una sorta di deregulation ante litteram che porta all’abbattimento di talune barriere doganali, ma anche alla creazione di nuove vie di comunicazione che rendono più agevole il traffico delle merci.
Già nella seconda metà dell’800 Varese aveva ospitato due esposizioni fieristiche (1871 e 1886) anticipazioni della grande rassegna che nel 1901 rivela la città all’attenzione del mondo economico, industriale e commerciale. Il 12 agosto 1901 la grande esposizione Varesina viene inaugurata in grande stile. Gerolamo Garoni, Sindaco, fa gli onori di casa, Luigi di Savoia duca degli Abruzzi e il ministro Pinetti tagliano il nastro della rassegna allestita all’interno dei giardini Estensi. Al Duca degli Abruzzi vengono mostrati i vari padiglioni dell’Esposizione, che occupa anche la parte superiore dei giardini. Segue la colazione al’Hotel Excelsior (il palazzo che oggi ospita la Prefettura e la Provincia) e poi il Duca viene condotto in visita all’Isolino Virginia, sulle acque allora incontaminate del lago con una gondola spinta da quattro barcaioli in divisa. Il giorno successivo le visite al Sacro Monte con lo speciale trenino elettrico, e alla filanda Kienle di Masnago concludono il soggiorno dell’illustre ospite a Varese. L’Esposizione chiude i battenti a fine ottobre dopo aver riscosso un grandissimo successo di pubblico.
Chiude l’Esposizione, ma non lo spirito imprenditoriale e turistico dei Varesini. Proprio in quegli anni risale la costruzione dei grandi alberghi di Colle Campigli e di Campo dei Fiori, splendi monumenti liberty, mentre nelle colline della città sorgono splendide ville adornate di parchi e giardini e contemporaneamente prende slancio il commercio e l’industria che sfruttando la vicinanza con Milano trovano spazio e mercati. Negli ultimi anni del secolo erano sorte due Istituti di credito il Credito Varesino (allora Banca cooperativa di Varese e circondario) e la Banca Popolare di Luino e di Varese, nata sulle rive del Lago Maggiore.
Nei primi anni del Novecento subito dopo l’“expo” alle aziende già nate, il Calzaturificio di Varese, la birreria Poretti, la Mazzucchelli, le officine Riganti, se ne aggiungono altre che ancora oggi rappresentano il tessuto industriale della provincia, infatti non possiamo dimenticare l’industria aeronautica – Siae Marchetti, Caproni, Aermacchi: il pionierismo viene ben presto superato e si afferma una realtà produttiva che ha pochi pari in Italia e che trova nel commercio un completamento indispensabile, favorito anche dall’invidiabile posizione geografica.
La grande Esposizione del 1901 ha rappresentato per il territorio la tappa fondamentale di quel processo iniziato alcuni anni prima ma perseguito poi con sempre maggior vigore, alimentato dall’inventiva, dall’intraprendenza e dal piacere di osare dei varesini.